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Modelli integrati: alcune proposte


A partire dalle critiche mosse ai modelli precedenti, alcuni autori propongono di creare dei modelli integrati che possano colmare le lacune.
Le proposte che sono emerse intendono creare modelli in grado di:
- precisare gli aspetti dinamici già indagati nei modelli processuali, ponendo maggiore attenzione alle variabili che spiegano il passaggio intenzione/comportamento;
- tenere conto degli aspetti motivazionali;
- sottolineare l’importanza delle variabili emozionali.
Conner e Norman delineano le componenti basilari di un modello integrato, formato da 5 stadi:
precontemplazione: l’individuo non pensa ad apportare alcun cambiamento al suo comportamento, ma degli stimoli induttori cominciano a farlo pensare;
motivazionale: il soggetto pensa di cambiare condotta e si forma una intenzione ad agire. Nei precedenti modelli sociocognitivi è possibile distinguere tre determinanti dell’intenzione: aspettative del risultato, influenze normative, self-efficacy;
pianificazione: passaggio dall’intenzione all’azione, il focus è sulle azioni da attuare e sulle risorse utili per sostenere il comportamento.
Nelle ultime due fasi, quella dell’azione e del mantenimento della condotta, il soggetto deve monitorare il suo comportamento; anche qui intervengono le suddette variabili.
Un altro modello è quello di Rutter, Quine e Chesham, che mira a specificare le variabili di mediazione tra gli input sociali (classe sociale, reddito, abitazione) e gli esiti in termini di salute.
Le variabili di mediazione sono di due tipi:
Variabili socio emozionali, che comprendono le esperienze che le persone hanno degli eventi di vita e la presenza di relazioni di sostegno; questi fattori influenzano le relazioni emotive;
Variabili cognitive, che comprendono l’accesso alle informazioni, alle conoscenze e alle disposizioni cognitive.
Centrale in questo modello è il concetto di coping; si presume che le 2 categorie di variabili ora citate, influenzino le strategie con le quali le persone affrontano le difficoltà.
Gli stili di coping determinano a loro volta i tipi di comportamento adottati dalle persone.
Un altro modello interessante è quello di Brouchon-Schweitzer, che riconosce il ruolo delle determinanti classiche dello stato di malattia, definite predittori, in cui vengono distinte le variabili antecedenti (caratteristiche biologiche, sociali, psicologiche e psicosociali) e le variabili scatenanti (eventi di vita stressanti).
Lo statuto di variabile dipendente è assegnato allo stato di salute o di malattia. Quello che è nuovo nel modello è lo stato di considerazione dell’attività dell’individuo, il quale non subisce più passivamente le forze deterministiche, ma di fronte a situazioni stressanti adotta strategie di tipo percettivo-cognitivo, comportamentale, affettivo e psicosociale per affrontarle.
Questi processi sono chiamati moderatori perché modulano l’interazione tra l’individuo e il contesto passato e presente, nel senso di aumentare o diminuire l’impatto dei predittori sull’evoluzione di un processo patogeno e sull’adattamento psicosociale.

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