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La monarchia assoluta in Grecia (1833-1843)


Re Ottone, ancora minorenne, sbarcava il 25 gennaio (calendario ortodosso) 1833 a Nauplia, capitale provvisoria del nuovo regno, il quale comprendeva il Peloponneso, le Cicladi e la Grecia continentale fino alla linea di demarcazione settentrionale dal golfo d’Arta al golfodi Volo. Il re era accompagnato da un consiglio di reggenza, presieduto dal conte Armansperg. La reggenza governò direttamente il paese secondo un sistema centralizzato, tenendo i Greci fuori dall’esercizio del potere. Lo Stato fu diviso in 10 prefetture (nomarchie), suddivise in sottoprefetture (eparchie) e queste in comuni (demi) amministrati da funzionari nominati dal re. Venne introdotto il diritto bizantino come base della legislazione e della giurisprudenza. La Chiesa di Grecia fu dichiarata indipendente. Nelle città furono istituite alcune scuole secondarie e nel 1837 sorse l’Università di Atene. Furono licenziate però tutte le truppe greche e vennero sostituite da un corpo di volontari arruolati in Baviera con paghe elevate.
La politica interna di Ottone I non solo non rispondeva alle esigenze più elementari del popolo greco, ma era anche in contrasto con gli interessi delle classi dirigenti, che la monarchia aveva escluso dal potere. Ancora scarsamente differenziate sul piano sociale, queste classi mancavano di idee politiche definite. I programmi dei tre partiti che le rappresentavano, l’inglese, il russo, il francese, riflettevano soltanto la politica in Grecia delle tre potenze protettrici, che patrocinavano tali partiti e ne legavano a sé gli interessi. I greci fanno sentire tuttavia la loro presenza nelle proteste continue, ma prive di un carattere politico preciso, contro la dinastia e la reggenza. La classe contadina, che costituiva la grande maggioranza della popolazione (60% circa), seguitava a vivere nella miseria. La maggior parte delle famiglie contadine (circa l’80%) non possedeva nulla in proprio. Il rimanente disponeva di piccoli appezzamenti. I temi principali di discussione erano: libertà politiche, concessione di una costituzione e licenziamento delle truppe bavaresi. Questi erano moventi di un’agitazione continua tra le masse, e pesavano come minacce sulla sorte della monarchia. La formazione di un ministero composto da greci sotto la presidenza del re (1837) non mutarono la politica filorussa di Ottone e non valsero a far cessare l’ostilità degli inglesi a delle forze costituzionali. La crisi orientale del 1839 e la crisi finanziaria permanente fecero precipitare gli avvenimenti.
La propaganda russa, dal XVIII secolo, vagheggiava il progetto di un impero greco sotto un principe ortodosso, e il partito russo, con le società segrete “Fenice” e poi “Eteria filo-ortodossa”, teneva l’opinione pubblica in agitazione e preconizzava la preparazione di un’insurrezione delle province greche dell’impero ottomano: Macedonia, Epiro, Tessaglia. La stessa Francia, riprendendo la politica della rivoluzione e di Napoleone, per riacquistare il predominio in Oriente, dava il suo appoggio a qualunque fosse l’agitazione contro la Turchia e incoraggiava i greci in questa direzione.

Tratto da LINGUA E LETTERATURA NEO-GRECA di Gabriella Galbiati
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