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La posizione dello spetttatore in Arrivée d'un train - Lumière -

La posizione dello spetttatore in Arrivée d'un train  - Lumière -



Il secondo sintagma attua la negazione di alcune delle caratteristiche della strategia enunciativa del segmento precedente. Per cominciare viene annullata ogni possibile omologazione tra spettatore ed attori: le persone in attesa del treno, confondendoci con i passeggeri perdono ogni caratteristica di osservatori, trasformandosi esse stesse, con i passeggeri, in soggetti performanti. Viene anzi a crearsi una forte opposizione tra attori e spettatore, strutturata secondo la categoria movimento vs. immobilità: la scena è percorsa da un movimento apparentemente disordinato mentre lo spettatore è ancorato alla propria fissità. Si può caratterizzare la relazione spettatore-attori con il passaggio da un embrayage enunciativo – primo sintagma – ad un debrayage enunciativo – secondo sintagma –.
Nella scena inquadrata non si riesce a scorgere alcun elemento ordinatore, nell’enunciato, del movimento(e dello spazio) che lo caratterizza. Anche qui è possibile rilevare un’opposizione tra i due sintagmi: nel primo un informatore struttura geometricamente lo spazio – e da questa strutturazione è presupposto – e ordina il movimento; nel secondo non ritroviamo nessuna struttura geometrica dello spazio e il movimento appare disordinato. C’è da concludere che nel secondo sintagma non è possibile individuare alcuna figurativizzazione dell’informatore all’interno dell’enunciato; a riprova di ciò è possibile notare l’assenza di un’organizzazione dei piani per ordine scalare: piani diversi appaiono compresenti o in successioni prive di regolarità.
Tuttavia, a ben guardare nello spazio enunciato permane un punto singolare, sia pure virtuale, determinato per assenza – per negazione – dai movimenti apparentemente disordinati degli attori: è lo spazio occupato dalla m.d.p., spazio costantemente aggirato, spazio che si costituisce come punto vuoto – ed impenetrabile – all’interno di un reticolo di percorsi. È lo spazio pragmatico dello spettatore che sembra divenire egli stesso informatore virtuale, unica istanza organizzatrice del disordine apparente del movimento.
L’omologazione dell’informatore allo spettatore costituisce quest’ultimo nella sua determinazione pragmatica(deissi spazio-temporale), come oggetto di sapere; lettura ulteriormente confermata dalla palese curiosità mostrata da uno dei passeggeri nei confronti della m.d.p.
Lo spettatore diventa l’oggetto cognitivo della relazione enunciatore-enunciatario; ciò provoca tendenzialmente il venir meno dell’identificazione dell’enunciatario con lo spettatore: un debrayage enunciazionale che scinde l’enunciatario dallo spettatore. Tuttavia, poiché il debrayage non cancella l’embrayage precedente, l’enunciatario si trova nella condizione paradossale di esserci e al tempo stesso di non essere lui.
Denomineremo questa strategia enunciativa de-realismo ottico; tuttavia, è opportuno fare due considerazioni:
a) le operazioni di debrayage ed embrayage, almeno per quanto interessa qui, sono di natura graduale e non categoriale. È quindi più corretto parlare di una tendenza virtuale alla dissoluzione dell’identificazione tra enunciatario e spettatore più che di un processo realizzato;
b) la valenza antropologica sembra bloccare tale procedimento, ancorando al realismo l’immagine.
Il de-realismo ottico costituirà più che altro un punto di fuga virtuale della struttura enunciativa di questo sintagma; esso deve considerarsi come una specie di epilogo(specifico), un po’ come la parola fine nel cinema successivo o come le interpellazioni poste a conclusione di alcuni film del primo periodo del muto.

Tratto da SEMIOTICA DEI MEDIA di Nicola Giuseppe Scelsi
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