L'interesse della semiologia allo spettatore di cinema
La questione dello spettatore ha subito nel corso degli anni ’70, dopo lo sviluppo della semiologia, un’improvvisa impennata, che sembra oggi ben rallentata. Quando la semiologia ha cominciato a costituirsi come teoria pilota nel campo del cinema, si è essenzialmente dedicata, sul modello della linguistica, all’analisi immanente del linguaggio cinematografico e dei suoi codici, che escludevano la presa in considerazione del soggetto spettatore: è l’epoca della grande sintagmatica di Metz. In seguito ai lavori di Barthes, l’interesse della semiologia si è nettamente spostato dallo studio dei codici a quello dei testi; in questo cambiamento di prospettiva, si riscopriva la presenza all’interno, nel testo stesso, di uno spazio del lettore, non foss’altro, in un primo tempo, che del lettore come colui che ne articola i codici, ne effettua l’elaborazione. Questa evoluzione della ricerca teorica non poteva mancare di sboccare in lavori che trattavano più specificamente e più direttamente della questione dello spettatore al cinema, da un punto di vista metapsicologico, come quelli di Baudry o di Metz.
Su questo versante dell’approccio ad una teoria dello spettatore, la ricerca dispone di molti angoli di incidenza, di cui citeremo i principali:
- Qual è il desiderio dello spettatore di cinema? La risposta va certamente cercata sul versante di quello stato di abbandono, di solitudine, di mancanza: lo spettatore di cinema è sempre più o meno un rifugiato per il quale si tratta di riparare a qualche perdita irreparabile, e questo al prezzo di una regressione passeggera, socialmente regolata, nel tempo di una proiezione.
- Quale soggetto-spettatore è indotto dal dispositivo cinematografico? Il soggetto spettatore così come esso è preso nel dispositivo cinematografico ritrova alcune delle circostanze e delle condizioni nelle quali è stata vissuta, nell’immaginario, la scena primitiva: stesso sentimento di esclusione davanti a quella scena ritagliata dallo schermo del cinema come dal buco della serratura, stesso sentimento di identificazione ai personaggi che si agitano su questa scena da cui egli è escluso, stessa pulsione voyeurista, stessa impotenza motoria, stessa predominanza della vista e dell’udito.
- Qual è il regime metapsicologico del soggetto-spettatore durante la proiezione del film?
- Qual è la posizione dello spettatore nello scorrimento del film propriamente detto?
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Dettagli appunto:
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Autore:
Nicola Giuseppe Scelsi
[Visita la sua tesi: "A - Menic / Cinema. Da Dada al Progetto Cronenberg"]
- Università: Università degli Studi di Bologna
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Cinema
- Titolo del libro: Estetica del film
- Editore: Lindau - Torino -
- Anno pubblicazione: 1999
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