Studio antropologico: la residenza
Ma il matrimonio non crea solo relazioni sociali, ma determina anche gli spazi di azione degli individui: gli sposi abbandonano le rispettive abitazioni paterne per vivere in una loro casa, ma non è ovunque così, dal momento che la diversità dei modelli incide sulla formazione dei gruppi domestici che contribuiscono ad aggiungere o sottrarre individui al gruppo residenziale. Presso comunità molto piccole può essere applicato un modello nato locale, dove gli sposi continuano a risiedere ognuno presso i propri genitori: l’unità di residenza coincide con quella dei consanguinei. Il sistema di residenza detto bilocale, i coniugi vivono alternativamente presso il gruppo dello sposo e poi presso quello della sposa; in quello detto ambilocale, decidono di vivere stabilimento con l’uno o l’altro gruppo: questi due gruppi sono caratteristici delle società di cacciatori-raccoglitori come i khoisan del deserto del Kalahari, per i quali la flessibilità è una necessità fondamentale in quanto le risorse su cui si basa la loro sussistenza sono di localizzazione variabile. È evidente però che nella maggioranza delle società il modello residenziale è incentrato sulla figura del marito: dipende dal fatto che le società patrilineari sono circa 4 volte superiori a quelle matrilineari.
Nella maggior parte dei casi la sposa abbandona la propria famiglia e si trasferisce presso il gruppo dei parenti del marito (residenza virilocale), e in certi casi in cui è importante mantenere stretti i legami tra i maschi andrà addirittura a risiedere nella casa del padre del marito (residenza patrilocale): è necessario favorire al massimo la cooperazione tra i maschi più che quella tra donne.
In alcune società a discendenza matrilineare è l’uomo a lasciare la propria famiglia per trasferirsi presso il gruppo dei parenti della moglie (residenza uxorilocale), oppure presso l’abitazione di sua madre (residenza matrilocale). Poiché sono generalmente gli uomini a detenere il potere, negli ultimi due sistemi non vedono di buon occhio che siano i maschi ad abbandonare la casa al momento del matrimonio, ma esiste una soluzione che permette di attenuare le tensioni della matrilocalità: la cosiddetta residenza avunculocale, dove lo sposo va a vivere presso lo zio materno (fratello di sua madre), e la sposa lo raggiunge, andandosi quindi a creare gruppi di maschi con interessi comuni, che continueranno a governare gli affari all’interno del gruppo matrilineare.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Elisabetta Pintus
[Visita la sua tesi: "L'individuazione di nuovi segmenti turistici: ''il turismo danzante''"]
- Università: Università degli Studi di Cagliari
- Facoltà: Economia
- Esame: Demoetnoantropologia - A.A. 2010/2011
- Docente: Felice Tiragallo e Tatiana Cossu
- Titolo del libro: Il primo libro di antropologia
- Autore del libro: Marco Aime
- Editore: Einaudi
- Anno pubblicazione: 2008
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