L'importanza dei nomi nei titoli dei film
Il nome non è solo il perno su cui poggia l’ordine del discorso filmico, è anche la spia di un eccedenza; non è solo la chiave del formarsi dei ruoli, è anche l’occasione per un rinvio a dei corpi. Pensiamo a dei titoli di testa o di coda quali il cinema ci propone abitualmente; è facile riconoscere in essi due distinte serie di elementi:
1. la prima comprende delle mansioni artistiche o tecniche, un eventuale elenco delle parti principali, dei cartelli di avvertimento, delle azioni di sfondo, un accompagnamento musicale, e lo stesso titolo del film: altrettanti segnali che uno spettacolo sta cominciando o terminando, e che si tratta di uno spettacolo e non d’altro;
2. la seconda invece comprende l’indicazione di chi ha curato la regia, il soggetto, la sceneggiatura, la fotografia ecc, la lista degli attori recitanti e dei tecnici impiegati nelle riprese o nell’edizione, alcune formule di ringraziamento, eventuali note di produzione, e così via: altrettanti segnali che sullo spettacolo pesa qualcosa che non è direttamente presente sullo schermo, se non sotto altra forma (degli individui che lo hanno costruito, delle occasioni che lo hanno determinato, dei materiali con cui è stato modellato).
L’ondata dei nomi che campeggia nei titoli guida una manovra decisamente ambivalente:
- da un lato essi tracciano una linea di confine pronta a circoscrivere le proprietà di un film (sia caratteristiche che possedimenti), pronta cioè a disegnare un interno e a caratterizzarlo in quanto tale;
- dall’altro essi fanno di questa frontiera un valico verso l’esterno, verso ciò che non è film e che tuttavia gli è vicino.
Queste giustapposizioni tra interno ed esterno potrebbero far pensare alla dialettica tra cinema e realtà, e per questa via reintrodurre il dibattito sul segno e sul suo referente; ma un simile taglio qui ci porta ad altro: non ad un confronto sistematico tra quanto viene mostrato e cosa c’è nel mondo, bensì a un’analisi degli incontri, non sempre pacifici, tra chi muove la rappresentazione essendone una delle pedine e chi la rappresentazione la fabbrica o la utilizza facendone la posta in gioco.
I nomi che fungono da cornice o da sipario del film in coincidenza con
lo spegnersi e l’accendersi delle luci in sala, ci invitano a riflettere
soprattutto sui legami che si stabiliscono tra
- coloro che operano lungo un testo – i soggetti dell’enunciazione (con
le loro marche e le loro tracce, autentiche linee di forza del progetto
in corso di svolgimento, o per meglio dire di esecuzione) –
e
- coloro che operano attraverso un testo – i soggetti empirici (con la
loro voglia di esprimersi e di capire, il loro fare, il loro interagire,
e tutte le altre caratteristiche che li rendono soggetti comunicanti)
–,
Appunto sui legami che si annodano tra dei ruoli – un enunciatore e un
enunciatario – e dei corpi – un emittente e un ricevente –
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Dettagli appunto:
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Autore:
Nicola Giuseppe Scelsi
[Visita la sua tesi: "A - Menic / Cinema. Da Dada al Progetto Cronenberg"]
- Università: Università degli Studi di Bologna
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Semiotica dei media
- Docente: Guglielmo Pescatore
- Titolo del libro: Dentro lo sguardo - Il film e il suo spettatore -
- Autore del libro: F. Casetti
- Editore: Bompiani
- Anno pubblicazione: 1986
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