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La perestrojka, le nazionalità e lo Stato federale


La perestrojka si scontrò con gli interessi delle nazionalità e numerosi disordini esplosero nel Paese:
    •    i tartari rivendicavano il rientro nel loro territorio originale della Crimea;
    •    le repubbliche baltiche chiedevano il primato della lingua nazionale sul russo e della popolazione locale sulle comunità russe;
    •    gli armeni rivendicavano un territorio autonomo nel Caucaso;
    •    la Georgia protestava contro la presenza di un gruppo di deportati turchi;
    •    la popolazione di lingua romena di Ucraina, Bielorussia e Moldavia, chiedeva la soppressione dell’alfabeto cirillico e il ritorno a quello latino.
Di fronte a questi avvenimenti, la dirigenza sovietica ammise che questi erano il risultato della negligenza con cui le autorità centrali (da Stalin in poi) avevano gestito i rapporti con le nazionalità e venne avviato un progetto di riforma dello Stato federale, anche se più volte fu ribadita l’indissolubilità dell’Unione Sovietica.

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