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Conglomerati mediali


Grazie alle nuove tecnologie, il mercato dei media si caratterizza per la nascita di media conglomerates e per diversi modelli di business (prima ci sono canone per la tv pubblica, pubblicità per la tv commerciale e abbonamento per la pay-tv; oggi ci sono pacchetti a pagamento, satellitare free, video on-demand, pay per view). Questo mercato è percorso da 4 trend:
    •    espansione: le corporations sono sempre più grandi grazie a acquisizioni, fusioni e sviluppo di nuovi media e nuovi mercati
    •    integrazione: aumentano le alleanze e l’integrazione può essere orizzontale (azienda che possiede differenti settori del mercato) o verticale (compagnia che possiede diversi aspetti di un unico settore)
    •    globalizzazioni: i conglomerates sono potenze transnazionali, perché se il mercato nazionale è saturo l’unico modo per espandersi è conquistare mercati stranieri
    •    concentrazione della proprietà: più si espandono, più la proprietà è di pochi.

Si possono poi individuare 5 strategie che stanno alla base:
    •    size matters: se le compagnie sono grandi, allora è possibile accedere a grandi capitali e sviluppare un’economia di scala
    •    sinergia: unità separate lavorano insieme per raggiungere un obiettivo altrimenti impossibile e si basano su cross-development (fuoriuscita dal singolo medium) e cross-promotion (promozione su diversi media)
    •    diversificazione: più segmenti del mercato si possiedono, minore è il rischio di fallimento
    •    segmentazione e specializzazione: i media giants si segmentano perché ogni medium ricerca il suo pubblico, anche se di nicchia
    •    branding: in un mercato sovraccarico bisogna saper catturare l’attenzione dello spettatore e il marchio può servire allo scopo, soprattutto se sa diventare un trans media franchise (un brand capace di viaggiare tra le piattaforme e quindi di catturare più target), perché il brand rientra nella effective economics (componente del marketing che interpreta la componente emozionale nelle scelte di consumo come una forza motrice che determina la scelta), idea che deriva dal sistema hollywoodiano degli anni ’20 (il nome di uno studio, un regista, un attore, un personaggio o di un film diventa un marchio le cui qualità positive possono aiutare a richiamare lo spettatore alla visione).
In campo televisivo, il brand identifica una rete, i suoi programmi, i suoi personaggi o i suoi spettatori, e, a partire dall’età della convergenza, amplia il concetto di testo televisivo: è un nome riconoscibile e un insieme di qualità estetiche e affettive.

Tratto da LA TELEVISIONE COME TESTO ESPANSO di Francesca Masciadri
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