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La diffusione dell'omelia


Fu vistosa la trasformazione dell'oratoria. Dall'omelia esclusivamente di argomento esegetico nel II e III secolo, pur continuamente rappresentata nel IV secolo da uomini come Basilio, Gregorio di Nissa e Giovanni Crisostomo, si passa ad un apparato oratorio più vasto, come più vaste si fanno le occasioni di predicare. L'omelia si fa più accurata e pur rifiutando sulla carta l'utilizzo dei lenocini della retorica tradizionale, si continuava sempre in quella direzione.
La dilatazione pressocchè indiscriminata della comunità spinse nell'imposizione di norme omiletiche di forte impegno retorico che oltre alle classiche funzioni didascaliche avevano ora un forte contenuto parenetico, ad uso di ascoltatori che non dovevanon solo essere istruiti ma più generalmente spinti a partecipare. Per una parenetica corretta era necessario acquisire un'eloquenza particolare, così che le omelie divennero vere e proprie performance concluse con rituali applausi. I greci avevano sempre tenuto in grande considerazione il “bel dire” e non è un caso che i tre letterati d'Oriente più famosi siano anche i tre più grandi oratori: Basilio, Gregorio Nazianzeno e Giovanni Crisostomo. È chiaro che nell'imporsi di questa nuova moda l'aspirazione al successo mondano ha avuto la sua parte.

Tratto da LETTERATURA CRISTIANA ANTICA di Gherardo Fabretti
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