Definizione del canone in letteratura
In generale si considera canone un insieme di regole o principi, specie se modellizzanti. In letteratura il canone potrebbe essere definito come un elenco di opere e autori considerati come modelli da seguire o da imitare. Negli ultimi anni stiamo assistendo ad un veloce retrocedere dell’insegnamento della letteratura rispetto all’insegnamento linguistico, un netto prevalere dunque dell’orizzonte tecnico e formale rispetto a quello conoscitivo, etico e critico.
Paradossalmente gran parte della colpa va alla critica letteraria stessa, che fin troppo spesso si è rinchiusa nella specola tecnicistica e stilistica, perdendo di vista le macrostrutture non verbali oggetto del suo studio. La discussione sul canone ha il suo principio e il suo luogo di elezione negli Usa, dove imperversa in tutte le direzioni, in mezzo al proliferare dei cultural studies e avviandosi sempre più alla rottura del modello di educazione basato sulla grande letteratura europea e americana, per aprirsi alle culture popolari e di massa, a quelle lesbian/gay, a quelle femministe e così via. Negli Usa non solo un singolo canone è soggetto a dislocazioni di ogni genere, ma lo stesso concetto di canone ha perso ogni definizione univoca, mancando pure i presupposti alla base della sua definizione. Negli Usa la costituzione di una tradizione letteraria specifica non nasce come esito di un processo storico culturale basato su una continuità o una eredità storica, bensì come costruzione che ha messo insieme ciò che il popolo americano ha ritenuto degno di inserirvi.
Il canone dunque, negli Usa, è il risultato di una fondazione della cultura che si è poi sviluppata nell’ambito universitario. Il deterioramento del ruolo guida dell’università, la perdita della sua funzione come laboratorio culturale legato al cuore della nazione, la perdita del nesso università – cultura ha alimentato la crisi del canone e la diffusione dei cultural studies.
Un canone dovrebbe sempre mantenere un nucleo duro e, nei limiti, immutabile. Un continuo allargamento non sorvegliato e proteiforme di esso, vanifica la sua stessa essenza, conducendolo ad un orizzonte autoreferenziale che priva la letteratura di qualsiasi rilevanza sociale e formativa in generale. L’apparente democraticità dei nuovi canoni, sminuisce e uccide il ruolo stesso della letteratura, trasformandola in una serra di fiori di campus, isolati tra loro e completamente al di fuori dei processi reali della società.
A questa situazione reagisce Harold Bloom, con la sua elaborazione di un canone forte e agonistico, che si oppone alla proteiformità dei cultural studies pur avvertendone il prossimo trionfo.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Gherardo Fabretti
[Visita la sua tesi: "Le geometrie irrequiete di Fleur Jaeggy"]
[Visita la sua tesi: "Profezie inascoltate: il "Golia" di Giuseppe Antonio Borgese"]
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Storia della critica e della storiografia italiana
- Docente: Rosario Castelli
- Titolo del libro: I confini della critica
- Autore del libro: Giulio Ferroni
- Editore: Guida
- Anno pubblicazione: 2005
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