Disturbi dell’attaccamento
John Bowlby e Mary Ainsworth hanno contribuito a dimostrare come lo sviluppo armonioso della personalità del bambino dipenda da un adeguato attaccamento alla figura materna.
Bowlby teorizza che l’attaccamento nasce come manifestazione pulsionale, ma si sviluppa, in seguito, come fenomeno interazionale.: alcuni comportamenti istintuali, (succhiare, stare attaccati, piangere) riconducibili biologicamente alle necessità di accudimento e di protezione del neonato, successivamente evolvono in un legame di attaccamento verso la figura materna attraverso l’interiorizzazione dei sentimenti e delle modalità affettive di tale figura e l’organizzarsi di "modelli operativi interni", che si fondano su processi mentali di attenzione, percezione, memoria, selezione di affetti e di risposte comportamentali, all’interno di relazioni significative.
Secondo Bowlby, aver sperimentato figure di accudimento sensibili e disponibili verso gli altri favorisce la maturazione di un atteggiamento globalmente fiducioso nei riguardi delle relazioni umane e di un sentimento di sé positivo; al contrario, aver avuto figure di accudimento inadeguate genera scarsa fiducia in sé e negli altri e aspettative negative riguardo alle relazioni intime.
Mary Ainsworth elaborò una situazione sperimentale per determinare il tipo di attaccamento tra madre e figlio. La situazione, denominata "Strange Situation" era suddivisa in otto episodi, ciascuno della durata di tre minuti, dove il bambino veniva sottoposto a situazioni potenzialmente generatrici di "stress relazionale".
La sequenza osservativa di tutte le fasi della strange situation, permette di definire 4 tipologie di attaccamento che legano la madre (o la figura principale di accudimento) e il bambino:
1)attaccamento sicuro: le figure genitoriali sono responsabili e i bambini mostrano un attaccamento sicuro caratterizzato da capacità comunicative dei propri stati emotivi;
2)attaccamento evitante: i bambini vivono esperienze di rifiuto e di non responsività sviluppando un attaccamento evitante ed inibendo la comunicazione delle espressioni;
3)attaccamento ambivalente: i genitori sono responsabili in modo incostante ed incoerente, non hsnno organizzato una configurazione di comportamento tale da garantire una comunicazione significativa con i genitori, che consenta di predire il comportamento genitoriale, essi elaborano un modello del Sé insicuro ed hanno una carenza nella capacità di comunicare e nel coping;
4)attaccamento disorganizzato: per aver esperito situazioni paurose da parte della figura genitoriale, diventando essa stessa fonte di allarme, i bambini , dunque, non mettono in atto comportamenti di esplorazione e di attaccamento in presenza del genitore e mostrano espressioni di paura, tristezza e paralisi nei suoi confronti;
5)abbiamo un ulteriore tipo di attaccamento, quello atipico-evitante-ambivalente: bambini con esperienza pregresse di abuso, trascuratezza e svantaggio socioeconomico;e quello atipico-instabile-evitante: a seguito di maltrattamenti da parte delle figure genitoriali.
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Dettagli appunto:
- Autore: Anna Battista
- Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
- Facoltà: Psicologia
- Esame: Neuroscienze cognitive e riabilitazione psicologica
- Docente: Guidetti Vincenzo
- Titolo del libro: Manuali di Neuropsichiatria Infantile Vol I e Vol II
- Autore del libro: Vincenzo Guidetti e Federica Galli (a cura di)
- Editore: Il Mulino editore, Bologna
- Anno pubblicazione: 2005
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