Hans Eysenck

Eysenck definisce la personalità come la sommatoria degli schemi di comportamento effettivi o potenziali dell’organismo, così come vengono determinati dall’ereditarietà e dall’ambiente.
La sua teoria della personalità prende in considerazione i tratti, ma individua al di sopra di questi un livello di organizzazione della personalità ancora più generale, quello dei tipi o superfattori.
I tre superfattori sono: estroversione/introversione, nevroticismo e psicoticismo. Essi sono indipendenti tra loro e determinati biologicamente; i disturbi psichici hanno una matrice organica e andrebbero trattati con farmaci o con approcci somatici.
L’estroversione/introversione è posta, da un punto di vista fisiologico, in relazione all’attività del sistema reticolare ascendente mesencefalico del quale fa parte il LC. Il grado di estroversione e introversione sarebbe una misura dell’eccitabilità corticale (arousability).
A causa di un elevato livello interno di eccitazione corticale (arousal) provocato da un sistema reticolare molto attivo, gli introversi tendono ad evitare la stimolazione esterna. Gli estroversi, al contrario, la ricercano perché hanno un basso livello di eccitazione.
Il nevroticismo è in relazione con la reattività del sistema limbico. Le persone con alto livello di nevroticismo avrebbero una bassa soglia di reattività/attivazione di questo sistema, mentre gli individui con basso livello di nevroticismo, più stabili, avrebbero un’alta soglia di reattività/attivazione. Lo stesso grado di stress comporta nel nevrotico una maggiore risposta del sistema autonomo rispetto a chi non è nevrotico.
Lo psicoticismo ha generato numerose critiche, perché la sua denominazione rimanda al concetto di malattia mentale. La definizione è controversa perché fanno parte di questo superfattore manifestazioni quali l’impulsività, la ricerca di sensazioni, l’asocialità, l’aggressività e nelle forme più gravi anche la schizofrenia paranoide e la psicosi maniaco-depressiva.