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Cinema di resistenza europeo. "Secret mission" e "Paisà"


Su questo tema fu L’Inghilterra a fornire nuove immagini cinematografiche all’Europa. Rimasta sola a combattere la Germania nel 1940, cominciò a prendere contatti con il continente e a poco a poco si diffuse l’idea che ci fossero al di la della Manica gruppi di resistenti all’occupazione nazista.
L’opinione pubblica americana non si è mai molto interessata alla “guerra clandestina”; Hollywood ha dedicato all’argomento qualche film banale. In Europa fu un tema che diede vita a diverse rappresentazioni. Fu l’Inghilterra a inaugurare questo nuovo ciclo di immagini, affrontando il tema anche durante le ostilità.
“Secret Mission” fu il primo film che trattò apertamente di agenti segreti e di Resistenza, realizzato e distribuito mentre si verificavano importanti cambiamenti nella politica militare inglese.
La strategia alternativa di cooperazione con i resistenti cominciò nel 1942 e il pubblico ne fu informato in via indiretta, soprattutto attraverso le produzioni cinematografiche. Una guerra clandestina era in corso ma i registi dovevano rappresentarla in base alle regole del loro mestiere; non era possibile, per ragioni di sicurezza dire tutta la verità, ed era necessario considerare tutti i gusti del pubblico. "Secret Mission" fu il primo passo verso la costruzione di un’altra rappresentazione della guerra.
I film sulla Resistenza sono spesso ideati in modo da culminare in una scena spettacolare e avvincente che implichi conseguenze nella vicenda, il tutto per ingraziarsi i gusti del pubblico.
Le scene d’amore sono intermezzi di distensione tra i momenti di suspence, in realtà l’argomento centrale del film è la preparazione del sabotaggio.
Le produzioni continentali invece sono ben diverse. Descrivono la Resistenza come un’attività nazionale e i contatti con gli alleati si riducono a messaggi telegrafici sul rifornimento di armi.
Per tre quarti di secolo le immagini cinematografiche hanno rinforzato l’orgoglio nazionale degli europei del continente e anche radicato certi pregiudizi. Ne è un esempio “Paisa” (Rossellini 1946) sviluppa un immagine ambigua degli Alleati: mentre gli americani fraternizzano con la popolazione e sono pronti a fornire aiuti e indumenti, gli inglesi sono più difficili.
Va detto comunque che la morte è quasi sempre il destino dei partigiani, infatti il cinema della Resistenza è estremamente pessimista. In Germania dove la Resistenza fu debole, individuale e non coordinata, una conclusione drammatica sembra inevitabile. Indubbiamente la resistenza scatenò molte rappresaglie e costò numerose vite umane, ma questo non spiega perché i film siano così cupi e tendano a soffermarsi più sui pericoli che sul significato della guerra clandestina.

Tratto da CINEMA DEL NOVECENTO IN EUROPA di Laura Righi
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