Classi sociali e marxismo
Classi sociali e marxismo: le stesse forme assunte dalla distinzione in caste si riscontrano nei regimi monarchico-aristocratici nella contrapposizione tra nobiltà e popolo comune. Ai privilegi di cui godeva la nobiltà si oppose, in età moderna, la borghesia. In Italia i titoli nobiliari non sono più riconosciuti dal '48, anche se rimangono nell'uso corrente.
L'avvento al potere della borghesia però non implicò l'avvento dell'uguaglianza formale, anche se i principi di uguaglianza furono gradualmente immessi nelle varie costituzioni. La vera novità fu il formarsi di una coscienza della forza sociale degli oppressi ai fini dell'elaborazione di strategie di lotta dei gruppi subalterni per liberarsi (nascita dei partiti, dei sindacati, ecc.). La teoria sociale marxista rimette al centro dell'interpretazione dello sviluppo storico la nozione di classe.
Negli USA nasce l'ideologia dell'inesistenza della stratificazione sociale, che mira a far scomparire la lotta di classe negando il presupposto stesso dell'esistenza delle classi o convogliando l'aggressività sociale e disperdendola con l'attivazione di processi evasivi (sport, spettacolo, ecc – stile giochi al Colosseo). L'occultamento ideologico della realtà classista è perseguito in tutti i paesi in cui la borghesia teme che il proletariato segua il marxismo.
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Autore:
Giulia Dakli
[Visita la sua tesi: "Gas e petrolio nello sviluppo della Russia contemporanea"]
- Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
- Facoltà: Scienze Politiche
- Corso: Scienze Politiche
- Titolo del libro: Il rischio della certezza. Pregiudizio, potere, cultura
- Autore del libro: Tullio Tentori
- Editore: Stadium
- Anno pubblicazione: 1990
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