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Il diritto di proprietà del '600


Ma i diritti di proprietà sulle cose non era inferiore a quello sulle persone, essendo modellato su quello romano, per il quale la proprietà andava oltre il diritto al possesso, essendo una delle basi fondamentali per lo sviluppo della società civile.
La coltivazione del suolo diventa dunque, come scrive il francese Emeric Vattel nel 1758, un obbligo imposto all'uomo dalla natura, che aristotelicamente deve condurre ad atto ciò che è in potenza. Se gli indigeni non compiono questo processo in merito alla coltivazione sono passibili di essere considerati meno umani degli Europei. Una spiegazione speciosa che mirava a mettere in buona luce la conquista inglese e francese a scapito di quella spagnola, che crudele e schiavista, si interessava solo di ruberie metallifere. In molti scrittori inglesi di quel tempo, l'impiego dei termini colony e plantation come sinonimi aveva anche una reale portata giuridica. I due termini erano infatti legati al tipo di comunità che le colonie di fatto rappresentavano e agli argomenti a favore della loro legittimità. Entrambi poi presupponevano una stretta associazione tra il verbo to plant e l'argomento agrario, cioè il res nullius.

Tratto da LA NASCITA E L'EVOLUZIONE DELL'IMPERIALISMO di Gherardo Fabretti
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