Il confine tra teatro e cinema, Pudovkin
Senza inoltrarci nel meticciato dei generi e nei diffusi ricorsi alla tecnologia informatica limitiamoci al cinema. Qual è il confine tra teatro e cinema? Tra regista di film e regista di spettacoli teatrali? Esistono confini? Nei fatti si verifica quanto intuito da Chiarini quando scriveva: il cinema può, oltre che interpretare, come il teatro, attraverso l'opera di poesia, dare anche l'interpretazione del modo con cui lo spettacolo stesso deve essere seguito.
Obiettivamente alcune differenze ci sono. Fissità / mobilità; punto di vista unico / mobilità di visione; terza parete / mondo a 360°; persone vive / immagini di personaggi. Alcuni punti di intersezione ci sono comunque, come il primo piano, che a teatro avviene per mezzo dei tagli di luce; ma anche il montaggio non è ignorato dal teatro, solo che è spesso troppo laborioso da impiegare sul palco.
Bisognerebbe sapere cosa intendiamo per teatro. Nel nostro caso non il testo scritto ma quello agito sulla scena; è la messa in scena che fa il teatro perché il teatro è dato dal movimento; la messa in scena consiste nello svelare silenziosamente il pensiero col gesto, con un seguito di visioni, di immagini definite, affrancandosi dal giogo della letteratura, per non servire che all'arte pura del teatro.
È un teorico che si è esercitato anche nella pratica, Pudovkin, ad avere tracciato una distinzione classica fra teatro e cinema. La novità del cinema consiste nella presenza della macchina da presa spostabile che, per così dire, sostituisce a quello dello spettatore un più perfetto occhio. Un occhio che può allontanarsi a qualsiasi distanza dall'oggetto, per abbracciare il campo visivo più grande possibile, e che può avvicinarsi al più piccolo particolare per concentrare su di esso tutta la sua attenzione. Questo occhio può balzare da un punto all'altro dello spazio senza che la somma di tutti questi movimenti provochi il minimo sforzo da parte dello spettatore. Inoltre il microfono, parimenti moventesi, rappresenza un orecchio attento e capace di udire, con la stessa facilità, sia il più tenue mormorare umano sia il potente fischio di una sirena lontana chilometri.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Gherardo Fabretti
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- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Storia e critica del cinema
- Docente: Stefania Rimini
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