Confessioni poetiche di Tommaseo

Nel 1824, il ventenne Tommaseo scrive le Confessioni. Pubblicate a Parigi nel 1936, sono 34 poesie composte tra Toscana e Francia, e l'etichetta agostiniana-russoviana è significativa. L'opera è divisa in due parti: a metà vi è una pagina bianca, con un disegno cristologico, una croce greca con un pampino di vite. La prima, aperta sotto il segno del padre, verte su tematiche etico-religiose e politiche; la seconda, sotto il segno della madre, su tematiche personali.

La differenza tra le due parti è notevole: ed è una differenza che capovolge lo schema agostiniano:  anzichè procedere dallo sbandamento alla verità, come aveva fatto Agostino, Tommaseo parte  delle sue convinzioni per passare poi alla propria condizione di peccatore. Peccando ed espiando, l'individuo redime il presente, e configura una passio umana che si appoggia alla passio christi.

A partire dal '40, si rafforza lo scopo edificante. Ne Le due vedove (1845) si evidenzia già un correttivo rispetto all'impostazione originaria del romanzo. Il matrimonio ora non può essere una legittimazione della sessualità, anzi la esclude. Anna, persistendo nella ricerca dell'amour passion, si lega all'indegno Naldo e respinge il delicato affetto del buon Giovanni. Quando, abbandonata, comincia ad apprezzarne i sentimenti, si rende conto che l'unione è ormai impossibile.
Nello stesso periodo Tommaseo avvia la revisione di Fede e Bellezza che culminerà nell'edizione del 1852. Tale aggiustamento non è solo letterario, ma reale. Rientrato in Italia, i problemi di salute lo spingono ad accasarsi. Sposatosi nel '51, sceglie una vedova povera e non una seducente fanciulla: dalla libidine alla semplicità e all'umiltà evangeliche. Niente più confessioni, nè belle peccatrici penitenti: al contrario, un lavoro di lima sulle opere del passato, più esposte alla voluttà.