Il senso originario e i significati del testo letterario
Il testo ha quindi un senso originario (ciò che vuol dire per un interprete contemporaneo), ma anche sensi ulteriori e anacronistici (ciò che vuol dire per interpreti successivi); ha un significato originario (che mette il suo senso originario in relazione con valori contemporanei) e signficati successivi (che in ogni momento mettono il suo senso anacronistico in relazione con valori attuali).
L'intenzione d'autore non si riduce al suo senso originario, ma comprende il significato originario; ad esempio, il testo ironico ha un significato originario diverso (opposto) dal suo senso originario. Secondo Hirsch la distinzione tra senso e significato elimina la contraddizione tra la tesi intenzionalista e la sopravvivenza delle opere. Una satira che non ci dicesse più nulla, che non avesse più un rapporto tra il contesto in cui è nata e il nostro, non avrebbe significato per noi, ma conserverebbe ugualmente il suo senso e il suo significato originari.
Di fatto è molto raro che l'esistenza del senso originario venga messa in discussione in modo esplicito, ma alcuni commentatori (i filologi) pongono piuttosto l'accento sul senso originario, altri (i critici) sul significato attuale. Nessuno invece preferisce espressamente un senso anacronistico al senso originario, né respinge con coscienza di causa un'informazione che consenta di chiarire il senso originario.
Nella disputa tra Barthes e Picard ci si sarebbe trovati, secondo Hirsch, in un caso limite. Barthes avrebbe negato qualunque interesse per il senso originario del testo di Racine, mentre Picard avrebbe rifiutato di fare la minima distinzione non solo tra senso originario e significato attuale, ma addirittura tra senso originario e significato originario.
In realtà questo dialogo tra sordi testimonia come l'esistenza di un senso originario rimane un presupposto molto generale, su cui il consenso è quasi completo. La discussione tra Picard e Barthes sulla colorazione pneumatica di una frase del Britannicus chiarisce meglio.
Picard rimproverava a Barthes l'ignoranza della lingua francese del XVII secolo, dove respirare voleva dire rilassarsi, senza alcuna colorazione pneumatica. Barthes si scagliò contro la banalizzazione dell'immagine e riconosce evidentemente il senso originario di respirare (rilassarsi), non lo nega ma non lo tange più di tanto. Il problema, dice, non sta nel preferire un senso anacronistico ad un senso originario, ma nel fatto che il senso proprio permanga dietro il senso figurato (la colorazione pneumatica) e contribuisca, quindi, al significato originario.
La distinzione tra senso e significato non va quindi portata troppo avanti, ed è comunque una distinzione troppo elementare, con un non so che di sofistico. Ha però il vantaggio di ricordare che nessuno nega l'esistenza di un senso originario, per quanto sia difficile conoscerlo, e di mostrare che l'argomento del divenire dell'opera non elimina l'intenzione d'autore come criterio interpretativo, perchè non concerne il senso originario, ma qualcos'altro che si chiamerà significato o valutazione, in ogni caso un'altra intenzione.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Gherardo Fabretti
[Visita la sua tesi: "Le geometrie irrequiete di Fleur Jaeggy"]
[Visita la sua tesi: "Profezie inascoltate: il "Golia" di Giuseppe Antonio Borgese"]
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Teoria della letteratura
- Docente: Prof.ssa Rosalba Galvagno
- Titolo del libro: Il demone della teoria
- Autore del libro: Antoine Compagnon
- Editore: Einaudi
- Anno pubblicazione: 2000
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