Skip to content

La distopia femminista

In Dawn di Octavia Butler (1987) la Terra è stata distrutta da una guerra di sterminio totale, i pochi sopravvissuti sono salvati da un popolo alieno (gli Oankali) che ha recuperato l'ambiente e tenuto in sonno i corpi umani in attesa di rieducarli. Sebbene verminosi, essi sono rivolti al futuro e girano l'universo mescolandosi con altre razze. Sono una sorta di mediatori e riconciliatori spaziali.

In He, She and It di Marge Piercy (1991), il mondo del 2059 è posseduto da poche corporation multinazionali concorrenti che lasciano nel degrado l'ambiente e la popolazione. E' una storia di emancipazione e maturità femminile, la storia di Shira che trova in un cyborg il rapporto perfetto.

Negli sviluppi del Cyberpunk anche Synners (1991, Sintetizzatori umani) di Pat Cardigan, che oscilla tra utopia e distopia. Oscillante è la valenza morale dell'hacker, il pirata informatico, eroe e fuorilegge. Come da genere, siamo immersi nel calderone tecnologico, tra personaggi e situazioni non sempre districabili, come mostra una battuta: "Non ho paura della vita, ma non so più dov'è".

L'esitazione utopia/distopia ha raggiunto il mercato del romanzo. Michel Huellebew, in La possibilitè d'une ile (2005) tocca il tema della clonazione. La narrazione si svolge su due livelli, il nostro contemporaneo di Daniel1 e quello dei cloni Daniel24 e Daniel25, neoumani che si trovano a 2000 di distanza. In un mondo reimbarbarito, l'ultimo clone che abbandona lo spazio protetto per l'ignoto (qui c'è una sfumatura western) cela una nostalgia dell'umano e il desiderio del dolore.

Tratto da "SCRITTURE DELLA CATASTROFE" DI MUZZIOLI di Domenico Valenza
Valuta questi appunti:

Continua a leggere:

Dettagli appunto:

Altri appunti correlati:

Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:

Puoi scaricare gratuitamente questo riassunto in versione integrale.