Rovina e rinascita dei mondi della fantascienza

Uno dei territori confinanti con la distopia è quello della fantascienza. Per la verità, si potrebbe a buon diritto dire che la distopia faccia parte della Scienze Fiction. Quella tra fantascienza e distopia non è tanto una distinzione, quanto un rapporto di attrazione e repulsione.

La SF è attirata dalla prospettiva peggiorativa ma ne risulta refrattaria, almeno per tre motivi. Anzitutto la SF è volta a una esaltazione dello sviluppo tecnologico. Inoltre, immaginando un futuro, la fantascienza mostra che le previsioni catastrofiche a breve termine non hanno validità. Infine, è ricorrente la formasaga, in cui la spedizione spaziale esce indenne da qualunque cataclisma.

Triton (1976) di Samuel Delany è un'utopia libertaria prevista per l'anno 2112 su Triton, un satellite di Nettuno, dove si vive in comunità per libera scelta e il sistema politico prevede una molteplicità di partiti. Una società avanzata, ma non confacente al protagonista Bron Helstom.

Nella fantascienza degli universi paralleli consideriamo The Lathe of Heaven (1971, La falce dei cieli) di Ursula Le Guin: gli altri mondi, in cui ci porta il sognatore Orr, capace di rendere reali i sogni, possono essere peggiori del nostro, ma costituiscono sempre ulteriori possibilità. Inoltre, in ogni mondo i miglioramenti sono sempre a doppio taglio: il sovraffollamento è risolto, ma ci si domanda dove sono finite le persone eliminate. Ogni mondo, dunque va accettato con i suoi difetti.

La Le Guin rasenta la distopia anche nel ciclo dell'Ekumen, sulla convivenza tra mondi interstellari. Un'alleanza comune, chiamata Ekumen (una sorta di ONU spaziale promossa dalla Terra) manda i suoi inviati nei luoghi remoti dell'universo, per risolvere i conflitti nel rispetto delle alterità.