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Psicosi genitoriale e bambino


E' evidente che l'impatto del disturbo sul bambino sarà diverso a seconda del tipo di psicosi da cui è affetto il genitore. I disturbi psicotici possono manifestarsi in forme cliniche di diversa durata ed intensità, dalla cronicità della schizofrenia al carattere acuto delle psicosi più reattive, quali le forme schizoaffettive e schizofraniformi. Le perturbazioni sui bambini appaiono maggiori in quei bambini che risultano inglobati nelle preoccupazioni patologiche del genitore, come avviene nel caso dei deliri, delle allucinazioni e delle aggressioni. Altra condizione che pone fortemente il problema dell'influsso della psicosi del genitore sul bambino, è quella in cui la patologia è stata diagnosticata prima della gravidanza e presenta caratteristiche di cronicità.
Per quanto riguarda le manifestazioni cliniche, è stata evidenziata una iper-rappresentazione di patologie di tipo “esternalizzante” nel bambino, nella forma di disturbi comportamentali, labilità dell'attenzione, instabilità, rispetto ai disturbi cosiddetti “internalizzanti”, quali inibizioni e fobie. In alcuni casi, i bambini possono presentare delle condotte simili a quelle del genitore: si osservano così brevi episodi micropsicotici della durata di alcuni giorni o settimane. Ricerche su bambini più grandi hanno evidenziato che i figli di genitori schizofrenici mostrano di avere maggiore difficoltà nel mantenere l'attenzione, oltre a manifestare un funzionamento autonomo iperlabile ed ipersensibile.
Altre indagini hanno messo l'accento sulle caratteristiche dell'interazione e sulle relazioni di attaccamento dei bambini di madri schizofreniche, utilizzando la procedura della Strange Situation: questi studi hanno evidenziato che tali bambini mantengono uno stile di attaccamento insicuro; essi non mostrano alcuna paura dell'estraneo, reazione normalmente presente nei bambini di età compresa fra gli 8 e i 12 mesi.
Per la madre psicotica, che è immersa in una relazione narcisistica, il riconoscimento dell'esistenza del bambino come individuo separato può essere vissuto come molto pericoloso e sarà possibile solo rinunciando all'illusione della fusione. Clinicamente tale difficoltà si evidenzia nelle madri proprio nei periodi particolarmente critici della relazione madre-bambino, ossia in quei momenti che rappresentano le grandi tappe del processo di individuazione e di separazione del bambino: si notano, ad es., comportamenti di ipostimolazione e di contenimento che ostacolano la motricità del bambino.
Osservando le interazioni fra madri psicotiche e i loro bambini, emerge una tendenza significativa da parte di queste madri a rispondere lentamente ed in modo inadeguato ai segnali dei loro bambini, stimolandoli meno sul piano sociale ed interattivo di quanto non facciano le madri prive di patologia psichiatrica; le madri psicotiche inoltre, appaiono più tese ed incerte nel rapporto con i loro bambini, con i quali interagiscono poco sia a livello vocale che del sorriso. L'ambiente quotidiano del bambino appare spesso caotico e non prevedibile, caratterizzato da momenti di avvicinamento intenso da parte della madre, alternati a lunghi momenti di presa di distanza e di abbandono: in questa situazione, il bambino sperimenta difficoltà di anticipazione che disturbano lo stabilirsi dei ritmi dei pasti e del sonno.
La relazione madre-bambino appare come invertita: non è la madre che si adatta al bambino, bensì il bambino che si adatta alla madre, nell'ambito di interazioni organizzate in funzione dei bisogni materni e non di quelli del bambino. In condizioni del genere, un ruolo di mediazione importante può essere svolto dal padre che, se privo di psicopatologia grave, può dare un importante contributo allo sviluppo della relazione.

Tratto da MANUALE DI PSICOPATOLOGIA DELL’INFANZIA di Salvatore D'angelo
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