Le tracce sparse dell'Ermanno Raeli
La storia di Ermanno Raeli doveva apparire a De Roberto una felice invenzione, ricca di fascino romantico e aperta alle più impervie escursioni del subconscio. Buon materiale insomma. Rimase così a lungo nel suo scrittoio. Così come il Larcher di Bourget ricompare, dopo la sua prima apparizione nel Mensonges del 1887, nella Phisiologie del 1891, così De Roberto, raccogliendo ne Gli Amori contorte storie d'amore, non volle distaccarsi dalla vicenda del suo sfortunato personaggio, che pur suicidatosi il 12 aprile del 1889, non era morto definitivamente nella fantasia dell'autore, ricomparendo qua e là nel 1895 – 1896 e poi nel 1897, coi frammenti di un giornale intimo che costituisce un manipolo di quattro poesie frammischiate a numerose citazioni di autori diversi
1.No, la speranza è morta
2.Lucente Anima pura
3.Muta, lassa
4.Le vegetali forme, immole all'aria clemente
Esile trama poetica che conferma la persistente intenzione di costruire per il suo personaggio un canzoniere d'amore: il disegno qui appare chiaro e distinto e la destinazione poetica è esplicita. Ancora una volta De Roberto ricorre al pattern dell'apocrifia, valido strumento di mascheramento su un duplice versante: quello della propria malcelata ritrosia per un verso, e della frammentaria e mediocre ispirazione poetica per altro verso. Un motivo ribadito ad ogni passo, a postuma giustificazione; Ermanno esclama: “I miei versi Ho riletto i miei versi antichi? Miseria ed ignominia! Io ho scritto quelle cose...” Eppure le poesie stanno lì. Questa insistenza nel riproporle indica almeno quanto sia durevole il vincolo che unisce ancora l'autore con il suo personaggio e la sua vicenda, e quanto sul momento gli sia apparsa producente ed efficace l'inserimento di una serie di rime sul volto consunto dall'amore del suo personaggio. Convenienza di mantenere viva la storia di Ermanno? Desiderio di dare testimonianza, ancora una volta, della sua scarsa e pertinace vocazione poetica? Forse entrambele cose. Certo è che le quattro poesia, frutto di una fiammata momentanea di maliconia esistenziale (quanto ci sia di corrispondente nella vicende sentimentali di De Roberto è impossibile stabilirlo, per la mancanza di riferimenti all'attività di poeta nelle lettere con le donne dello scrittore) non sopravvissero a quell'esercizio e soverchiate, non tanto dalle difficoltà di un inserimento organico nel canzoniere in fieri, quanto dalle riserve di un giudizio critico più maturo, scomparvero nella definitiva ricostruzione del canzoniere del 1923.
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