La dinamica delle inserzioni poetiche dell'Ermanno Raeli
E le poesie? La dinamica delle inserzioni è semplice. Il testo manoscritto, precedentemente preparato, portava solo la citazione in lingua originale dei due versi delle Armonie della sera di Baudelaire. Poi, riprendendo in mano il manoscritto due anni dopo, al momento della consegna alle stampe, conferisce al suo eroe anche tentazioni poetiche, e in nome di questo allega al testo anche tre componimenti originali, Dietro un ulivo Venere la Bionda; Heine, giaconda larva innanzi ad un teschio ròso; Versato avea nel calice del cuore. L'esame del manoscritto conferma la disposizione. Con ogni evidenza la prima redazione del romanzo, quella nata dalla novella e accresciutasi oltre misura, lasciata nel cassetto per una successiva rielaborazione, non conteneva nessun testo poetico, dal momento che il protagonista non vi compariva come poeta in prima persona; i tre testi furono allegati dopo, in funzione della nuova immagine di Ermanno poeta. Ora, durante la revisione del testo del 1887 per la stampa del 1889, si affaccia e si concretizza il progetto di attribuire ad Ermanno una delle sue debolezze caratteriali: la sua segreta ed inconfessata esaltazione poetica, fuga e rifugio per la sua inibita personalità. Adottando lo schema retorico ed abusato dell'apocrifia, De Roberto non esita a mettere sotto il nome di Ermanno gli esiti versificati delle proprie angoscie e repressioni: alcuni suoi progetti poetici già composti, o anche progettati, passano a dare realtà e consistenza ad un minuscolo canzoniere di Ermanno Raeli.
De Roberto, dunque, sia avvicina a questo progetto con sentimenti e propositi diversi, memore dei versi ingenui di Encelado, con i quali aveva rievocato le reminiscenze scolastiche dell'eruzione dell'Etna, e delle tre poesie, una di reminiscenze heineniane, un'altra di disgusto per la propria mediocrità e la terza, il Calice, di argomento amoroso, presentata come traduzione di un testo di Steiblig, un inesistente poeta tedesco. A Ermanno Raeli lo scrittore presta dunque anche la sua voce e le sue rime; solo due componimenti originali e una traduzione, però. Poca roba dunque, quasi un sondaggio per aggiungere qualche annotazione che rimarcasse qualche tratto del carattere introverso del suo personaggio e del suo estro velleitario, piuttosto che per contribuire a spiegarne la storia. Che poi la scarsezza delle citazioni poetiche derivasse dal “vuoto” del suo cassetto riservato alla poesia, che cioè nascondesse veramente una reale scontentezza per le sue prove, ha solo significato biografico, di un momento cioè della vicenda letteraria di De Roberto ben presto superato.
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