Costruttivismo
Al centro della riflessione costruttivista si collocano la consapevolezza umana e il suo ruolo negli affari mondiali. Anche i costruttivisti sostengono che non esiste una realtà sociale oggettiva, esterna → il sistema internazionale esiste solo come consapevolezza intersoggettiva tra gli individui. Il carattere intersoggettivo delle Relazioni Internazionali si presta a essere studiato con metodi che sono scientifici nel senso storico-sociologico del termine, ma non in quello rigorosamente positivista → il costruttivismo contesta la teoria Relazioni Internazionali dei positivisti, ma non contesta la scienza sociale in quanto tale.
Tra i principali teorici costruttivisti nel campo delle Relazioni Internazionali vanno ricordati: Peter Katzenstein, Friedrich Kratochwil, Nicholas Onuf e Alexander Wendt.
Il costruttivismo si basa su 4 postulati:
1. le relazioni umane consistono essenzialmente di pensieri e idee, non di condizioni o forze materiali: non ci sono leggi naturali che governano la società, l’economia o la politica. La storia non è un processo evolutivo esterno, indipendente dal pensiero e dalle idee degli uomini sociologia, economia, scienze politiche e studi storici non possono essere scienze oggettive nel significato strettamente positivista del termine
2. l’elemento ideazionale chiave sono le credenze intersogettive: il mondo sociale è un mondo di consapevolezza umana, un mondo di pensieri, credenze, idee, linguaggi, segnali, che ha un senso per gli individui che l’hanno fatto e che vi vivono, e proprio per questo possono capirlo. Nelle Relazioni Internazionali tra tali credenze figura la nozione che un gruppo di individui ha di se stesso in quanto nazione e del proprio paese come stato indipendente e sovrano. Tuttavia, queste credenze devono essere ampiamente condivise per contare, altrimenti non sono sufficientemente generali da risultare significative in termini politici e sociali
3. le credenze condivise compongono ed esprimono gli interessi e le identità degli individui, ossia il modo in cui un gruppo di individui concepisce se stesso, anche per quanto riguarda le sue relazioni con altri gruppi di individui che ritiene diversi → le identità nazionali sono costituite da specifiche credenze intersoggettive che si spingono solo fino a una certa distanza nello spazio e nel tempo, e non oltre: infatti, pur potendo in qualche misura sovrapporsi, a un certo punto le identità diventano, per certi aspetti, incompatibili
4. cruciali sono i modi in cui quei rapporti si formano e vengono espressi, ossia i modi in cui gli individui riescono a creare e a mantenere reciproche relazioni sociali, economiche e politiche, e questo attraverso la sovranità, i diritti umani, il commercio, le organizzazioni internazionali: queste intese sono espressioni o applicazioni di idee e credenze che individui diversi hanno in comune e attraverso le quali riescono a rapportarsi e a trattare gli uni con gli altri.
Per i costruttivisti, il conflitto non è una collisione tra forze o entità, bensì lo sbocco di disaccordi, dispute, equivoci, mancanza di comunicazione tra agenti consapevoli → il conflitto è sempre uno scontro tra le menti e le volontà delle parti coinvolte per comprenderlo correttamente è necessario indagare sui discorsi in gioco
I costruttivisti vanno annoverati tra quegli studiosi che concepiscono la ricerca come una questione di interpretazione, piuttosto che di spiegazione. Inoltre, essi nutrono un sostanziale scetticismo sulla possibilità di avere un atteggiamento neutrale verso la ricerca.
Nello studio della sicurezza nazionale, l’accento viene posto sul condizionamento che cultura e identità esercitano sulle politiche di sicurezza e sui relativi comportamenti. Criticando la teoria positivista dei neorealisti, in particolare quella di Kenneth Waltz, Wendt afferma che non esiste alcun inevitabile dilemma della sicurezza tra stati sovrani, per la semplice ragione che ogni situazione in cui gli stati vengono a trovarsi è una situazione che essi stessi hanno creato.
nella politica mondiale non c’è niente di inevitabile o immutabile
il sistema esistente è una creazione degli stati e se essi cambieranno la concezione che hanno di sé, dei propri interessi, la situazione cambierà di conseguenza
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