Diplomazia aperta

Si riferisce ai negoziati accessibili ai media e al dibattito pubblico ⇒ è caratterizzata da un’ampia e diretta copertura mediatica e, spesso, gli officials sono impegnati in conferenze-stampa, briefing, interviste. A differenza del modello della diplomazia a porte chiuse, in questo il pubblico conosce non solo il chi, dove, quando, ma anche l’agenda generale delle discussioni e riceve frequenti aggiornamenti sul loro procedere. 

NB: per quanto questo modello sia aperto, comunque non tutto viene portato alla conoscenza dei media: ad esempio, raramente vengono rivelate specifiche posizioni di contrattazione. 

In generale, gli officials sono contrari a questo modello, preferendo quello della diplomazia segreta, nel quale hanno il quasi pieno controllo delle informazioni e possono decidere cosa dire e cosa non dire al pubblico. Generalmente, gli officials sono disposti ad usare questo modello nelle discussioni riguardanti la cultura, l’educazione, le telecomunicazioni, il turismo, l’ambiente, la salute (in questo caso, tendono a prolungare le discussioni, cercando di gestire al meglio l’immagine del proprio paese sul piano internazionale), ma preferiscono la diplomazia segreta o, al massimo, quella a porte chiuse, quando discutono su politica, strategia, sicurezza e commercio. 

Ovviamente, i giornalisti preferiscono questo modello, perché così possono ricevere regolarmente un certo flusso di informazioni circa i negoziati ⇒ partecipano maggiormente al processo. Tuttavia, anche sotto queste condizioni del tutto favorevoli, la copertura mediatica, soprattutto televisiva, di tali eventi è comunque criticata e ritenuta troppo limitata e superficiale. Queste critiche possono essere spiegate dal fatto che oggi, mentre i negoziati sono sempre più complessi ed intricati, i tempi televisivi del newsmaking richiedono veloci e concisi rapporti, che tendono a semplificare notevolmente la situazione e le problematiche trattate.