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Figura di Margherita Maria nella venerazione



In Margherita Maria convive un duplice registro: la regalità di Cristo converge con una visione monarchica. Essa rivolse anche un appello a luigi 14° per costruire un grande edificio coll’immagine del s. cuore dentro. Comunque la devozione aveva una forte connotazione politica, che nella 2° metà dell 800 subirà un accelerazione. Massimo artefice di tale processo sarà il gesuita Ramiere, che in contrasto con la prospettiva di regnabit faceva coincidere S Cuore e Cristo, identificando così il regno sociale di Cristo con quello del S Cuore. La sua prospettiva comunque era una società guidata dalla chiesa. Riorganizzò anche l’apostolato della preghiera.
Mutamento dei connotati ascetici nella venerazione del S Cuore: Ramiere non scorge solo la devozione di Margherita maria, ma parla di necessità di impegno sociale, che definisce devozione militante o ascesi virile. Tutto ciò nel segno di una società ierocratica. La militanza comunque utlizzava gradi e simboli del campo militare e cavalleresco. Sarchaga stesso costituì un ordine dei cavalieri del S Cuore, tra l’altro antimassonica. comunque l’ascetismo del S Cuore depose in parte i suoi connotati intimistici per diventare una delle forze più organizzate contro l’affermarsi del “mondo moderno”. Ma ci furono molte contraddizioni, tra cui i risvolti occultistici, e le numerose consacrazioni di gruppi e paesi al S Cuore, che nascondevano sostegno a nazionalismi emergenti in Europa. Nel 1917 a Paray le monial vi sarà una solenne consacrazione delle nazioni dell’intesa al S Cuore!! Ma l’oriente non conobbe mai i monaci guerrieri. Mentre a Roma nel 1860 si fa appello allo spirito templare contro coloro che attentavano al potere temporale dei papi. Mentre nell’esicasmo la massima concentrazione si realizza nel silenzio e nella solitudine, contro l’attivsmo cattolico.  Ma l’esicasmo non è rinunciatario: a suo modo ha un aspetto combattivo, ma cambiano le modalità della lotta: qui serve la violenza del vangelo, quella su se stessi, una fatica=ponos compiuta non in vista di un merito, ma in obbedienza all’ordine del proprio starec o di Gesù, per sradicare pensieri e passioni e predisporre il proprio cuore a ricevere quella grazia illuminante che renderà divino per somiglianza l’uomo, mediante l’assimilazione delle energie increate.

Tratto da ASCESI ESICASTA di Dario Gemini
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