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Malattia di Alzheimer


Provoca un deterioramento irreversibile dei tessuti cerebrali, porta a disorientamento, che è uno stato di confusione riguardo a tempo, spazio o identità; la morte sopraggiunge in genere 12 anni dopo il manifestarsi dei primi sintomi (difficoltà a concentrarsi e a memorizzare nuovi contenuti, facilità alla distrazione e irritabilità, che interferiscono con la vita quotidiana). Le persone che soffrono di Alzheimer presentano placche amiloidi (aggregati tondeggianti di piccoli peptidi, che si depositano all'esterno dei neuroni) e grovigli neurofibrillari (ammassi di filamenti proteici, composti in larga parte dalla proteina tau, che si accumulano entro il corpo cellulare dei neuroni).
Gli stadi iniziali della malattia sono caratterizzati da una perdita di sinapsi colinergiche e glutamergiche: successivamente, le cellule neurali iniziano a morire, e la corteccia e l'ippocampo diventano atrofici. L'atrofia si diffonde ai lobi frontali, temporali e parietali. I solchi corticali e i ventricoli si allargano mentre le creste si appiattiscono. Il cervelletto, il midollo spinale e le aree sensoriali e motorie della corteccia sono meno colpiti.
Sembra che questa malattia abbia base genetica, ma giocano un ruolo importante anche i fattori ambientali. Continuare a impegnarsi in attività cognitive può ridurre il rischio di Alzheimer.

Tratto da PSICOLOGIA CLINICA di Alessio Bellato
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