Marco Aurelio e l'esercizio del pneuma

Marco Aurelio esamina i contenuti della rappresentazione. In altri esercizi: scomposizione dell'oggetto nel tempo, nei suoi elementi costitutivi, esercizi di descrizione riduttiva. Scomposizione nel tempo: quando ascolto una musica bisogna arrivare alle parti ultime delle cose per disprezzarle, considerarle dall’alto. Una musica intera ci seduce, ma dobbiam scomporla istante per istante, e in un sola nota non vedremo alcun bene. Legge della percezione istantanea. Applicare questo a tutta la vita è fondamentale. Il nostro pneuma è un soffio, e non è mai lo stesso. Quando respiro abbandono una parte di pneuma e ne prendo altro. Quindi non siamo mai gli stessi. Non è nel pneuma che fissiamo la nostra identità. In quanto corpo e in quanto pneuma siam sempre qualcosa di discontinuo. Solo la virtù è indivisibile, ed essa consiste nella unità, coerenza, forza di coesione dell’anima in quanto tale: rappresenta la sua non dispersione. Anche il sesso è solo sfregamento. Vedendo dall’alto vediamo lo scarso valore delle cose e ci sottraiamo alla loro malia. Quindi la carne è analizzata in termini materiali come elementi, il soffio in termini temporali. Terzo esercizio è la riduzione volta a screditare. Vado nei dettagli per ridurre la cosa e svestirla dell’apparenza che la circonda. DIFFERENZE CON SENECA: in Seneca lo sguardo si esercita a partire dal vertice del mondo, in Marco Aurelio si situa sullo stesso piano dell’esistenza. La sola unità di cui siamo capaci consiste nel fatto che siamo soggetti razionali quindi parte della ragione che presiede al mondo. Guardando dall’alto vediamo solo elementi discontinui.  Ma possiamo vedere di essere parte della ragione che presiede al mondo. Marco Aurelio muove insomma verso una sorta di dissoluzione dell’individualità, mentre Seneca vuole fondare e istituire l’unità del soggetto spostandolo verso il vertice del mondo.