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Dichiarazione di Doha (2001)

4° Conferenza ministeriale della WTO (Doha, 2001): nasce la Dichiarazione di Doha su Trips e salute pubblica → vincola i membri della WTO a un’interpretazione flessibile e più umana dell’accordo sui brevetti, in grado di tenere conto delle insostenibili realtà di molti paesi a basso reddito.
La Dichiarazione, oltre a esplicitare la protezione della salute pubblica, enfatizza il fattore della promozione dell’accesso alle cure per tutti.
Il paragrafo 6 della Dichiarazione chiede che la WTO trovi una soluzione alla questione dei vincoli all’esportazione: quando un paese decide di imporre una licenza obbligatoria su un brevetto, è sottinteso che la copia del medicinale realizzata dai produttori locali a regime di eccezione debba essere destinata essenzialmente al mercato interno. Ma se tutti i produttori di farmaci si vedono proibire l’esportazione, come può far valere le proprie necessità un governo che non dispone di alcuna industria?
Il paragrafo 6 è divenuto lo strumento decisivo per rafforzare la diga di protezione delle multinazionali del farmaco

Alla fine del proprio mandato presidenziale in Sudafrica, Nelson Mandela decise di introdurre una legge di riforma della normativa sul controllo dei farmaci e della sostanze equiparate (Medicines Act), che fu varata dal parlamento nel 1997. Ad essa reagirono con un provvedimento giudiziario davanti all’Alta Corte di Pretoria, nel 1998, 39 imprese multinazionali e la Farmindustria sudafricana.
Il testo del Medicines Act, con le se 4 disposizioni principali, era fortemente ispirato all’accordo Trips della WTO:
sostituzione da parte di un farmaco generico delle molecole il cui brevetto fosse giunto a scadenza
comitato per fissare il prezzo dei farmaci secondo regole trasparenti
autorizzazione del Ministero della Sanità a decidere, in certe circostanze e al fine di proteggere la salute pubblica, di ricorrere alle importazioni parallele
introduzione del sistema delle gare d’appalto internazionale per il rifornimento di farmaci nel paese.
Quando la Corte chiese alle aziende di rispondere al memorandum relativo alle loro pratiche commerciali (compresi i criteri per fissare i prezzi), l’avvocato delle 39 aziende annunciò il ritiro della denuncia.

Con l’estensione dei brevetti ad aree della vita umana legate a beni fondamentali come la salute, e i recenti sviluppi del settore sanitario, si impone l’urgenza di studiare ed approfondire il legame tra diritto alla salute e brevetti sui medicinali, soprattutto per quanto riguarda i paesi più poveri.
1. Il primo impegno della comunità internazionale riguarda l’elaborazione delle priorità di ricerca epidemiologica e di sviluppo farmacologico, in sintonia con le necessità sanitarie nazionali. L’Oms ha un ruolo fondamentale da giocare su questo versante: la ricerca pubblica necessita a questo scopo di un investimento convinto e fondi maggiori.
2. Un sistema permanente di prezzi differenziati sulla base del potere d’acquisto delle comunità è decisamente l’altro strumento per i medicinali che servono a combattere le malattie globalizzate (cancro, Aids), che colpiscono nord e sud del mondo. Occorre assicurare l’accesso ai farmaci salvavita ai pazienti che vivono nei paesi poveri prima della scadenza brevettuale e ciò richiede un sapiente intreccio dei meccanismi di solidarietà e cooperazione internazionale con le soluzioni strutturali.
3. I farmaci essenziali devono essere trattati su scala mondiale come un bene pubblico: cambiano il destino della gente e in quanto tali rappresentano una parte della conoscenza teorica e tecnica di cui ciascuno dovrebbe beneficiare.

Negli ultimi anni l’Oms ha certamente giocato un ruolo importante nel riproporre la salute come tema dell’agenda politica globale, salvo poi abdicare progressivamente al ruolo d’indirizzo e attuazione di quell’agenda. Brundtland (direttore generale dell’Oms dal 1998 al 2003) si è particolarmente impegnata nel superare la dimensione settoriale della salute e farne un tema globale. Il programma di lavoro 2002-2005 individua 4 nuovi indirizzi:
1. adottare un approccio più ampio alla salute nel contesto dello sviluppo umano, con particolare attenzione ai collegamenti tra salute e povertà
2. assumere un ruolo maggiore per l’affermazione di un più ampio consenso nazionale e internazionale in tema di politiche, strategie e standard sanitari
3. stimolare un’azione più efficace per la promozione e il miglioramento della salute e la riduzione delle disuguaglianze nei risultati di salute
4. creare una cultura organizzativa che incoraggi il pensiero strategico, l’azione tempestiva, l’innovazione e la responsabilità e accresca l’influenza globale.
Con il Rapporto del 2000 (Health System: Improving Performance) l’Oms ha portato la riflessione oltre il tradizionale orizzonte dei servizi sanitari, offrendo una definizione di sistema sanitario, estesa a comprendervi “tutte le attività il cui scopo primario sia promuovere, recuperare o conservare la salute”. Ha tentato poi di stilare, per la prima volta, una graduatoria dei sistemi di salute di tutto il mondo, sulla base di 3 parametri principali:
la speranza di vita: nel calcolo di questo indicatore si è tenuto conto non solo della mortalità, ma anche dell’inabilità non è soltanto il numero di anni a essere preso in considerazione, ma anche la qualità della vita
la capacità dei sistemi di rispondere alle attese della popolazione
l’equità dei meccanismi di finanziamento

Nel Rapporto Promoting Healthy Life si trova una nuova classifica dei rischi; lo scopo è mettere in risalto come i primi 10 fattori di rischio siano responsabili di ben un terzo delle morti nel mondo. Ai governi si raccomanda di intraprendere azioni decise nei confronti dei principali fattori di rischio, selezionandole in base alle evidenze scientifiche e al principio costo-efficacia. C’è però il rischio che la razionalizzazione degli investimenti per la salute venga utilizzata come giustificazione per ulteriori riduzioni della spesa pubblica.

Viene spontaneo chiedersi le ragioni che hanno indotto l’Oms a sostenere un approccio che di fatto ne riduce il ruolo a quello di mero consulente tecnico di nuovi soggetti internazionali: l’appoggio incondizionato potrebbe essere dettato non solo da ragioni di necessità (la scarsità di finanziamenti), ma anche dalla volontà dell’organizzazione di compiacere i suoi donatori di maggior peso (in primo luogo gli USA) e di non entrare in conflitto con le prescrizioni della Banca Mondiale. Da questo punto di vista, la politicizzazione dell’azione Oms può diventare un’arma a doppio taglio, perché più si partecipa al dibattito internazionale, più si rischia di urtare la suscettibilità dei propri finanziatori, reali o potenziali; la conseguenza di un agire politico fatto di alleanze e scambi può sfociare in un’oggettiva perdita d’indipendenza queste dinamiche costringono l’Oms ad apparire debole o subordinata su alcuni temi.
L’opzione delle partnership non è offerta solo dal settore privato, ma le maggiori preoccupazioni per i possibili conflitti d’interesse, per l’indipendenza dell’istituzione stessa derivano proprio dal rapporto con il settore privato.
In occasione della 4° Conferenza ministeriale della WTO a Doha nel 2001, è stato riaffermato il principio che i paesi in via di sviluppo, in determinate condizioni di emergenza sanitaria, hanno il diritto di produrre copie a basso prezzo di medicinali ancora protetti dal brevetto. Il merito di questo riconoscimento non è attribuibile all’Oms, ma alle organizzazioni non governative, in primo luogo Médicins sans Frontières, che tuttavia auspica un ruolo più attivo dell’Oms.
I problemi dell’Oms non sono però limitati soltanto all’ambito esterno: il malcontento di chi opera all’interno dell’agenzia sembrava accrescersi progressivamente durante la gestione Brundtland. Il riorientamento strategico di un’organizzazione, se non può essere condiviso, deve essere quantomeno spiegato, pena il disorientamento e la frustrazione di chi vi opera. È velleitario, infatti, sperare di rilanciare il ruolo dell’Oms puntando esclusivamente sull’immagine o sulla visibilità di alcune iniziative tralasciando i problemi relativi all’efficienza e all’efficacia delle iniziative intraprese.
Nel tentativo di rivitalizzare il ruolo politico, Brundtland ha rischiato di snaturare l’Oms, abdicando al proprio ruolo in settori delicati e strategici in favore di iniziative piuttosto incerte; questo emerge anche dalla riformulazione delle funzioni dell’Organizzazione riportata nel Programma di lavoro 2002-2005:
1. articolare posizioni di politica e promozione coerenti, etiche e basate sull’evidenza
2. gestire l’informazione valutando le tendenze e confrontando le prestazioni
3. catalizzare il cambiamento attraverso il supporto tecnico e politico
4. negoziare e sostenere partnership nazionali e globali
5. stabilire, convalidare, monitorare e perseguire l’adeguata applicazione di norme e standard
6. stimolare lo sviluppo e la sperimentazione di nuove tecnologie, strumenti e linee guida per il controllo delle malattie, la riduzione del rischio, la gestione dell’assistenza sanitaria e l’erogazione dei servizi.

VACCINAZIONI: dagli anni ’50 iniziano le campagne di vaccinazione dei bambini contro le principali malattie epidemiche:
1. vaiolo
2. difterite
3. TBC
4. polio: i poliomielitici sono l’85% dei malati in India, Pakistan, Nigeria
5. morbillo
6. tetano
7. pertosse
L’importanza di queste campagne era evitare che i bambini sotto 1 anno morissero a causa di epidemie.
Queste campagne furono sponsorizzate da Oms e UNICEF

HIV-Aids: non esiste un vaccino, anche se sono in atto numerose ricerche, tra l’altro molto costosi.
I bambini sotto i 15 anni malati di Aids sono 3.200.000 nel mondo, di cui 2.800.000 sono nell’Africa subsahariana.
I malati di Aids nel mondo sono 42.000.000 di cui 30.000.000 nell’Africa subsahariana e 6.000.000 nel Sud-est asiatico.
La prima diagnosi di Aids in Italia fu fatta nel 1982; nel 1985 nasce il Centro Operativo Aids.
Le regioni con più casi di Aids in Italia nel 2004 sono:
1. Lombardia
2. Lazio
3. Emilia Romagna
4. Toscana
5. Piemonte

Tratto da GEOGRAFIA POLITICA ED ECONOMICA di Elisa Bertacin
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