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L’America Latina

L’America Latina è un continente i cui abitanti sono nella maggioranza poverissimi e la cui economia è generalmente sottosviluppata; eppure è straordinariamente ricco di materie prime e di risorse. Intorno a questa contraddizione si è sviluppata la sua storia.
I primi immigranti arrivarono in quella che oggi chiamiamo America fra 20 mila e 40 mila anni fa. Venivano dall’ Asia nordorientale, lentamente popolarono prima il Nord America, poi si diressero a sud. Attraverso i secoli si suddivisero in molti gruppi ed elaborarono molte lingue, conservando però caratteristiche fisiche comuni: capelli neri lisci e dritti, occhi neri, fronte ampia, pelle ramata e bassa statura.
Il nome indios venne dato loro da Colombo, sbarcato nel Nuovo Mondo convinto di essere in Asia. All’epoca dell’arrivo di Colombo, gli abitanti delle Americhe erano fra i 15 e i 100 milioni:
i Maya erano una teocrazia = governati da sacerdoti. La loro fu una società in cui ebbero un grande ruolo artisti, astronomi e matematici
quella azteca fu invece una cultura di guerra
la più grande, la più antica e la meglio organizzata civiltà india fu tuttavia quella degli Inca. La loro forza fu un efficiente governo centrale, che unificò le diverse tribù imponendo una sola lingua (il quechua) e fece fare passi da gigante all’agricoltura, inventando nuovi sistemi di irrigazione e terrazzamento per lavorare il difficile suolo delle Ande.
Con lo sbarco di Colombo nel Nuovo Mondo, nel 1492, l’Europa e l’America vennero a contatto. Il loro incontro, che prese all’inizio le forme violente di una conquista a mano armata da parte degli europei, è uno degli eventi che hanno formato l’America Latina che conosciamo. La Conquista, così veloce, si abbatté sulle popolazioni indigene più come un vero cataclisma che un evento militare: gli europei erano pochissimi, ma avevano la superiorità di una tecnologia di guerra, contro cui gli indigeni non avevano alcuna speranza gli indios vennero messi a lavorare in condizioni di schiavitù per produrre quelle ricchezze in nome delle quali la Conquista era stata condotta a termine. In più, gli europei imposero loro la propria cultura, dalla lingua alle abitudini alimentari, alla religione. Portarono anche le loro malattie, diffondendo batteri e virus cui gli indios non erano mai stati esposti prima e per cui non avevano difese.

100 anni dopo l’arrivo degli spagnoli, gli indigeni erano stati quasi cancellati dalla faccia della terra. Inoltre, il sistema sociale del continente si definì a partire da allora come una società razzista e violenta, basata su un indiscusso predominio dei bianchi sulla gente di colore, e su governi retti dalla pura forza.

Gli imperi latinoamericani di Spagna e Portogallo, fondati con la Conquista, durarono all’incirca 3 secoli. Una differenza molto netta tra i 2 imperi si coglie sul piano delle loro economie coloniali:
nell’ impero spagnolo, la maggior parte delle energie vennero dedicate allo sfruttamento delle miniere e soprattutto alla ricerca dei metalli preziosi
nel Brasile, i portoghesi si dedicarono per decenni alla pura e semplice raccolta del legno pregiato (il brasil). A partire dal 1570 circa si diffusero invece le piantagioni.

inizio di quella vasta deforestazione dell’America Latina che costituisce ancora oggi un problema, soprattutto in Amazzonia
esigenza di una numerosa manodopera portò al commercio degli schiavi africani. Questi nuovi venuti andarono ad aumentare le fila della popolazione indigena, che si era assottigliata per le malattie e la fatica. L’imponente afflusso di neri ha ulteriormente arricchito la mescolanza razziale latinoamericana: neri e mulatti sono oggi all’incirca la metà della popolazione totale dell’America Latina e ne costituiscono la componente che cresce più rapidamente.
Nelle regioni tropicali in cui erano diffuse le piantagioni, gli europei costituirono una nuova minoranza dominante e privilegiata (i creoli). I 6 milioni di europei che arrivarono tra il 1880 e il 1930, invece, trovarono condizioni molto diverse: si erano costituiti già degli stati moderni e le terre avevano già un padrone questi nuovi arrivati servirono come semplice forza-lavoro nei campi e nelle fabbriche.
L’America Latina moderna nasce nei primi 3 decenni dell’800, con il formarsi di gruppi indipendentisti e poi con una serie di guerre che si concludono con la sconfitta degli spagnoli e la fine della loro dominazione coloniale. In quasi tutti gli stati nati dal crollo del vecchio impero spagnolo vennero eletti Parlamenti. Fallì, invece, rapidamente l’idea di molti patrioti di dar vita nel continente a una confederazione, simile agli USA: troppe erano le divisioni fra i vari gruppi dirigenti, ognuno geloso custode dei propri interessi particolari l’America Latina conobbe un gran numero di stati indipendenti, ma non l’unità e neppure la pace.
In maniera assai diversa si svolsero invece gli eventi che portarono all’indipendenza del Brasile dal dominio portoghese: il passaggio avvenne senza grandi versamenti di sangue e sotto la guida di un potere unitario e riconosciuto da tutti.
Nel vuoto politico del periodo post indipendenza si affermarono alla guida delle varie nazioni degli uomini forti, i caudillos, che assunsero la funzione che aveva avuto la figura del re. Per mantenersi al potere, questi leader si appoggiarono sempre più all’ esercito, l’unica forza efficace nelle nuove nazioni.
Nel 1910, un altro evento storico, la rivoluzione messicana, cambiava di nuovo il corso dello sviluppo latinoamericano: più di 1 milione di persone morì e l’intero paese cadde nel caos fino al 1920. Il Messico che uscì da questo cataclisma non fu esattamente quello che i primi rivoluzionari volevano: alla fine i contadini ebbero molto meno di quello per cui avevano combattuto e il cambiamento favorì soprattutto la borghesia cittadina.

Il ‘900 nasce in America Latina all’insegna di una rivoluzione e l’intero secolo sarà dominato da sconvolgimenti politici e da una grave instabilità sociale.
Trascinata dallo sviluppo d’oltreoceano, l’America del sud entra essa stessa in una fase di intenso sviluppo economico. Importanti mutamenti sociali accompagnano questo sviluppo: nascono forti movimenti politici popolari e aumenta la domanda di libertà politica e di democratizzazione degli stati.
Fino a che non arrivò il brusco risveglio della Grande crisi del 1929. L’America Latina non se ne riprenderà per quasi 3 decenni, durante i quali la crisi economica accentua l’instabilità sociale → movimenti popolari, esperienze di guerriglia, rivolte, divisione dentro le stesse classi dirigenti provocano tensioni che vengono alla fine sedate da governi autoritari, guidati in genere da militari.
A partire dagli anni ’50, in tutti i paesi dell’America Latina si affermano delle dittature che reprimono ogni domanda popolare; vengono sospese le garanzie costituzionali e messi al bando partiti politici e organizzazioni sindacali; vengono praticati su vasta scala tortura, assassinii politici e altre gravi violazioni dei diritti umani.
Questa difficile situazione è un prodotto non solo delle difficoltà interne delle varie nazioni, ma anche delle influenze straniere in America Latina, prima fra tutte quella degli USA. L’influenza di Washington piegherà così in una direzione o nell’altra la storia latinoamericana: per salvaguardare i suoi interessi economici e strategici il governo degli USA adotterà in molti casi un’ aggressiva politica di intervento per sostenere o formare governi che gli siano favorevoli.
Viceversa, il rifiuto dell’influenza americana diventa un obiettivo fondamentale per tutti i movimenti nazionali, popolari o rivoluzionari che si svilupparono.
Tuttavia, l’influenza dell’America del nord su quella del sud non è solo di tipo autoritario e militare: innanzitutto, il dominio americano si è strutturato attorno a massicci investimenti economici, che hanno comunque attribuito a portare a un livello superiore l’economia del sud. Ha poi stabilito anche una vera e propria egemonia culturale.
A partire dagli anni ’80 inizia una svolta democratica in molte nazioni latinoamericane: tutti i vecchi regimi militari vengono sostituiti da governi liberamente eletti. Negli anni ’90 si attenuano anche i conflitti centroamericani.
Il cambiamento è dovuto a un nuovo equilibrio che emerge in tutte queste nazioni, ma anche all’abbandono da parte degli USA, dopo la fine della Guerra Fredda con l’URSS, della pretesa di controllare direttamente la vita dell’America Latina.

Tratto da GEOGRAFIA POLITICA ED ECONOMICA di Elisa Bertacin
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