Decolonizzazione dell'Africa mediterranea
L’Egitto, formalmente indipendente dal ’22 vedrà partire le ultime truppe inglesi nel ’36; si schiererà con gli alleati durante la seconda guerra mondiale. Nel dopoguerra il regime corrotto e filo-inglese del re Faruq I e la successiva proclamazione dello stato di Israele, monteranno nel paese una crescente intolleranza verso la monarchia e verso Londra. Nel 1952 un colpo di stato organizzato dai “Liberi ufficiali” (un gruppo nazionalista cresciuto in seno all’esercito egiziano) scacciò il re e pose alla guida dello stato il generale Muhammad Nagib; l'anno seguente fu proclamata la repubblica.
Il Marocco francese divenne indipendente nel marzo del 1956. Il mese successivo Madrid concedeva l’indipendenza al Marocco spagnolo, o quantomeno una larga autonomia. Nel ’75 la regione, nota anche come Sahara Occidentale e rivendicata da ben tre stati: Marocco, Algeria e Mauritania, venne spartita fra Marocco e Mauritania, che occuparono - con il consenso della Spagna, che si ritirò definitivamente dalla regione - rispettivamente il Nord e il Sud del paese. L’Algeria, rimasta esclusa, aiutò il movimento di guerriglia saharawi noto come Fronte Polisario, il cui obiettivo era da sempre l’indipendenza della regione, che sarebbe dovuta divenire sovrana col nome di Repubblica Araba Saharawi Democratica. Nel 1979 la guerriglia saharawi costrinse la Mauritania ad abbandonare il sud del paese, che sarà immediatamente annesso al Marocco. Il riconoscimento del Fronte Polisario, operato da vari stati africani, non è tuttavia valso ad incrementare la capacità militare del Fronte, che rimane tutt’oggi incapace di mettere seriamente in crisi le truppe marocchine. Il negoziato Onu avrebbe dovuto imporre un referendum che decretasse sul futuro assetto politico della regione, ma contrasti sul corpo elettorale ammesso al voto hanno da molti anni arenato ogni trattativa.
L’Algeria non era considerata una colonia francese ma parte integrante del territorio nazionale e Parigi aveva sempre cercato di promuovere l’assimilazione dello stato alla madrepatria offrendo in cambio una parità giuridica, di diritto più che di fatto, fra francesi e algerini. Queste ipocrisie unite al sostanziale fallimento delle politiche di “francesizzazione”, determinarono alla fine della guerra e ancor più dopo Dien Bien Phu (1954: la battaglia che segnò la fine dell’egemonia francese in Indocina), il radicale cambiamento di svolta nella politica del Fronte di liberazione nazionale, che rompendo finalmente gli indugi e le ambiguità (la prospettiva dell’assimilazione aveva sedotto non pochi intellettuali e dirigenti algerini..), si decise, nella notte di Ognissanti di quello stesso anno, a laniere un’offensiva senza esclusione di colpi contro il governo francese. La guerra fu decisamente brutale e agli attentati terroristici del Fronte, Parigi rispondeva con repressioni in massa e rafforzando la sua presenza militare. L’effetto più diretto della guerra in Algeria fu la veloccizazzione del disimpegno francese in Tunisia e Marocco, dettato dalla necessità di non disperdere truppe; l’effetto a lungo termine fu il tracollo della Quarta Repubblica a seguito del tentato putsch degli ufficiali algerini. L’Algeria raggiunse l’indipendenza nel 1962 dopo alcune centinai di migliaia di morti fra algerini e francesi. Dopo un primo periodo tranquillo e prospero, una vittoria elettorale negata al partito islamico causerà una situazione di profonda conflittualità fra forze governative e fondamentalisti islamici, culminata in un tremendo periodo di eccidi e massacri che solo ora comincia a chiudersi.
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