La memoria del tempo nel postmoderno

La memoria del tempo nel postmoderno

Il Postmoderno che decreta la formalità unificata, la pariteticità del valore assunto, decreta anche la fine dell’arte come valore filosofico, così come il Concettuale o la processualità volevano formare. La visione della storia dell’arte che vuole essere contemporanea, e quindi deve vivere al presente è materia centrale; nella visione della storia si dibatte anche il ruolo che l’arte può avere o meno all’interno della nostra civiltà. Se possiamo leggere l’arte come valore inalienabile del tempo, viceversa possiamo anche interpretare la storia attraverso quell’arte; l’arte è il nucleo centrale attraverso cui passa la lettura dell’epoca

La memoria del tempo è stata una particolare affermazione del Postmoderno; la frammentazione della memoria, la possibilità di ricavare dall’interno della memoria storica del mondo una serie di verità valide ancora oggi e la certezza di poter contare su una terminologia assoluta della conoscenza, unica, sebbene differenziata nell’interpretazione, sono stati motivi essenziali del mondo postmoderno. In realtà è l’incapacità di sintesi tra i diversi campi il risultato cui è giunta la cultura postmoderna, nella diversificazione assoluta e nella pariteticità della ricerca. La cultura del postmoderno ha quindi sacrificato la sintesi a favore della profondità storica, scientifica. Così nell’arte è sempre più difficile intendere una sola teoria che sia funzionante per tutti i campi della creatività. L’identità del tempo reale è il postulato essenziale dell’arte attuale, un’arte che non ha più bisogno di pensare alla separazione e vede nel magazzino della storia, attraverso la memori telematica, la protesi generale per giungere alla sintesi; la creatività umana quindi è ciò che può fare nei diversi campi separati un’azione di sintesi; l’arte è la realizzazione di questa sintesi.