La teoria della coltivazione
Sostiene che i media ci dicano a cosa pensare e in che quale modo. I mass media sarebbero agenti di socializzazione in grado di plasmare le percezioni, gli atteggiamenti, i valori e i comportamenti dell'audience.
Quasi tutti i programmi presentano delle immagini del mondo relativamente uniformi, che con il tempo vengono fatte proprie dagli spettatori, i quali plasmano da esse le loro personali immagini del mondo.
Mainstreaming: la visione televisiva conduce ad una omogeneizzazione nelle concezioni dell’audience. Heavy viewers e Light viewers possiedono idee diverse, dovute alla differente quantità di esposizione. La riduzione delle differenze nelle concezioni che contraddistinguono i differenti gruppi sociale e le similitudini, nella visione di un certo tema, tra individui appartenenti a differenti gruppi socio-demografici, sono maggiori tra gli heavy viewers piuttosto che tra i light viewers.
Resonance: gli effetti dei media vengono amplificati con l’esposizione ad altri agenti esterni di influenza che si muovano nella stessa direzione.
Critiche alla teoria della coltivazione:
la relazione causa-effetto non viene effettivamente provata (risultati principalmente correlazionali): i programmi mi piacciono perché li vedo o li vedo perché mi piacciono?
gli assunti di base della teoria sono difficilmente sostenibili: viene ignorato il fatto che differenti programmi convogliano differenti tipologie di messaggi e che ogni individuo opera scelte di esposizione in base a preferenze o opportunità. Se l'individuo non possiede fonti informative alternative àncora il proprio giudizio su quanto appreso dai media; se nuove esperienze gli forniscono nuove indicazioni, i suoi giudizi possono modificarsi.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Alessio Bellato
[Visita la sua tesi: "Il trattamento di gioco nei bambini con autismo"]
- Università: Università degli Studi di Padova
- Facoltà: Psicologia
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