L’archivio di Milano e il metodo peroniano
Per quanto riguarda l’archivio di Milano tra i secoli XVIII e XIX adottò una pratica conservativa denominata “metodo peroniano” dal nome del suo massimo realizzatore, Luca Peroni, una pratica all’insegna della continuità più che dell’opposizione passato/presente, o antico/moderno, anzi quasi ad una certa enfatizzazione del moderno. In pratica si collocava nel passato tutta la documentazione precedente al secolo dell’ottocento, compresa l’età napoleonica e nel presente quella successiva. Ma tale separazione costituiva come due tomi di uno stesso libro dedicato al sapere documentario, tant’è che i criteri classificatori dell’uno e dell’altro periodo erano i medesimi. A distanza di tempo la dottrina e la pratica conservativa daranno un giudizio negativo circa il metodo adottato da questo archivio, ma non dimentichiamo che chi l’ha elaborato e messo in pratica rispondeva a delle esigenze di governo: aspirava a rimodellare il passato/antico in funzione del presente/moderno, riappropriandosi di una tradizione documentaria, che se riproposta con forza poteva trasmettere l’immagine gloriosa al futuro.
L'ordinamento per materia
L'ordinamento per materia (o secondo il "principio di pertinenza") nasce sulla scorta dei principidell'Illuminismo e dell'Enciclopedia. Prevedeva di disporre le carte secondo delle "materie" individuate dallo stesso archivista e strutturate in base ad un "quadro di classificazione".Tale operazione però spesso (quasi sempre) comportava la perdita del legame tra le carte e di quello con il soggetto produttore.
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Dettagli appunto:
- Autore: Alessia Muliere
- Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Archivistica
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