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Definizone di paesaggio


La definizione di paesaggio è di per sé aperta, come la vastità che esso rappresenta, identifica, delimita. Il termine appare controverso, in quanto lascia il campo a numerose interpretazioni, addirittura usato impropriamente e troppo spesso scambiato con altri sinonimi, quale panorama, veduta, belvedere, ambiente e territorio. In alcuni di questi termini è possibile ricavare, per antitesi, una individuazione del concetto di paesaggio, infatti esso non può essere ricondotto a concetti di produzione (territorio), né evidentemente a mero insieme biologico (ambiente), lasciando quindi all’estetica e alla sfera emozionale umana l’unica chiave di lettura interpretativa. Innanzi tutto dobbiamo chiederci se il paesaggio esiste anche senza la presenza di un osservatore esterno o se viene chiamato in causa solo quando ne abbiamo la percezione; nel primo caso ne deriva che la sua esistenza debba essere definita con criteri catalogatori, che ne
permettano, caso per caso, la riconducibilità al termine. Nel secondo caso invece, si mettono in moto definizioni soggettive, non classificabili, basate più sulle sensazioni e sulle emozioni che una scoperta ci provoca, che riflettono un atteggiamento contemplativo da parte dell’uomo. Nella scoperta del paesaggio da parte dello spettatore, il valore di ciò che si sta guardando viene dato dal soggetto che riconosce in una veduta un insieme di simboli e segni che interpreta alla stregua di un’opera d’arte. L’osservatore estrapola dall’ambiente naturale una parte del tutto, per elevare questa visione a rango superiore, identificandola e riconoscendo in essa una forte valenza estetica.

Tratto da ARCHITETTURA DEL PAESAGGIO di Alessia Muliere
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