…alla risposta femminista
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La belle époque tra fine Ottocento e inizio Novecento segna una svolta anche nella concezione della donna.
In questo clima prende avvio la cosiddetta «rivoluzione sessuale», che condusse a una diversa concezione della donna. La società incomincia ad avere una nuova consapevolezza della donna e del suo ruolo sociale. Sempre di più la donna esce in pubblico e frequenta caffè e teatri. Sempre di più scopre il suo fascino femminile assumendo una posizione più dinamica nel gioco della seduzione con l’uomo.
Dall’ottocentesco matrimonio d’interesse si passa al matrimonio d’amore. Non sono più i genitori a scegliere la sposa o lo sposo, ma sono i partner stessi a scegliersi in autonomia. L’emancipazione femminile, sostenuta dai primi movimenti femministi, ebbe grande sviluppo nei paesi anglosassoni. Nel 1903 il diritto al voto politico per le donne.
La rivoluzione sessuale ricompare in modo impetuoso con il Sessantotto e la diffusione degli anticoncezionali separano definitivamente il sesso dalla procreazione. Emerge una libertà sessuale fino allora sconosciuta. Il corpo viene messo in primo piano e diventa oggetto di culto.
L’introduzione del divorzio in Italia nel 1970, la modifica del diritto di famiglia nel 1975, la regolazione dell’aborto nel 1978 sono esiti sociali e politici cui il femminismo ha dato un contributo rilevante.
In un contesto di parità fra i generi e di libertà sessuale, la seduzione è diventata reciproca, più dinamica e divertente. La donna non è più soltanto destinataria passiva delle attenzioni maschili, ma è protagonista nel prendere l’iniziativa con gli uomini e nel selezionare in modo attivo il partner maschile.
La seduzione, quindi, non è solo un processo biologico ma è un’esperienza profondamente culturale, influenzata dai modelli mentali di una certa epoca storica.
La convivenza offre certamente maggiore libertà, in numerosi casi implica una maggiore responsabilità da parte dei partner, ma spesso comporta una condizione di maggiore precarietà rispetto al matrimonio tradizionale, in quanto vi è una minore tutela giuridica.
L’eguaglianza fra i generi sarebbe la fine della seduzione. Perché non si seduce chi ci è eguale, ma soltanto chi è diverso. L’equiparazione fra parità ed eguaglianza è stata fonte di confusione. Se a livello psicologico l’uomo fa la donna e se la donna fa l’uomo, non si hanno più distinzioni relazionali.
Un cenno a parte merita la seduzione a lungo termine fra partner appartenenti a culture diverse, considerando le profonde differenze fra loro esistenti. Siamo in presenza del fenomeno della seduzione interculturale. In alta percentuale si giunge a una interruzione del percorso della seduzione e alla rottura dei rapporto fra i partner. Il numero delle coppie miste è quadruplicato negli ultimi anni ma nell’80% dei casi si arriva alla separazione.
Il partner ha una cultura qualitativamente diversa e, quindi, ha una prospettiva di vita incomparabile a quella del seduttore. Per poter superare difficoltà e ostacoli, occorre passare da una mente monoculturale a una mente multi-culturale. Essi devono diventare in grado di conoscere e condividere, nello stesso tempo, i modelli della propria cultura e quelli della cultura del partner.
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Dettagli appunto:
- Autore: Anna Bosetti
- Università: Università degli Studi di Milano - Bicocca
- Facoltà: Scienze dell'Educazione
- Corso: Scienze dell’Educazione
- Esame: Psicologia della comunicazione
- Docente: Luigi Anolli
- Titolo del libro: La seduzione
- Autore del libro: Luigi Anolli
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