Ricerche e parallelismi
Ricerche e parallelismi
Questa breve sequenza ci mostra Treves ripercorrere i bassifondi cittadini dove aveva incontrato Bytes le prime volte. È sufficiente la sovrapposizione della voce di Carr Gomm - che prega il dottore di pensare ai suoi pazienti attuali e che deve farsi una ragione di quanto succes-so, dato che aveva fatto tutto quanto era in suo potere - per attribuire a una singola ricerca del rapito, sintenticamente “documentata”, un carattere esemplificativo rispetto a un’attività iterata e insistente.
Tra piano sonoro e piano visivo c’è un intervallo temporale e una tensione narrativa che dipende dalla restituzione in parallelo di due aspettualizzazioni diverse di uno stesso processo narrativo: incoatività della ricerca di Treves (programma narrativo autonomo) e sanzione terminativa anticipata di essa (“si sancisce che il dottore ha fatto tutto quanto era in suo potere”, ossia esaurimento delle chance competenziali). L’esaurimento del poter fare ratificato dalla sanzione attualizza, per implicitazione, la duratività del processo di ricerca.
Ecco allora che la distribuzione argomentativa del discorso di Carr Gomm è appaiata all’esemplificazione degli scacchi prototipici delle ricerche effettuate, facendo divenire l’esito ultimativo (il fare dietro front) il segno di una desistenza definitiva (il macroprogramma della ricerca di Merrick non poteva finire che con la conclusione del microprogramma di uno dei tentativi che la esplicano). Ecco chiarito un esempio ove è il piano sonoro ad essere gerarchicamente superiore (ossia detiene una reggenza discorsiva) rispetto a quello visivo che ne è quindi retto. Inoltre, tale reggenza non si esplica in un rapporto tra piano di un’enunciazione enunciata e piano dell’enunciato proiettato: è una reggenza “frastica”, pur non essendo declinata sulla linearità del discorso, ma sul suo sincretismo e sulla sovrapposizione (co-occorrenza) di configurazioni significanti.
Treves si toglie il guanto prima di pulire il vetro; di per sé è un atto qualunque, dipendente da una valorizzazione pratica incassata (“per vedere devo togliere la polvere” // “per non sporcarmi il guanto me lo devo togliere”). Merrick, oggetto della ricerca, si è però appena dovuto spogliare di abiti ricercati; questo gesto di togliersi il guanto e sporcarsi le mani è metonimia dell’abbassamento ad un altro mondo, non per una semplice visita “incontaminata”, ma per guardarci dentro e trarne fuori qualcuno, senza più l’alibi di una distanza critica17 (la scienza). Ora, è l’amico Merrick che si sta cercando e tentando di salvare.
Questa “strana” soluzione irrealistica ora trova spiegazione in questo parallelismo con il fatto che Treves costruisce una zona libera dalla polvere sul vetro e dall’interno vediamo come egli si dia in immagine (tra l’altro, nel resto della sequenza egli appare sempre di spalle). Le analogie tra queste due inquadrature, alquanto lontane rispetto allo sviluppo lineare del testo, sono rafforzate dai bordi del “ritratto virtuale”, dove la resa plastica delle grotte (nel caso dello spec-chio di Merrick) e quella della polvere (nel caso del vetro attraverso cui vediamo Treves) sono simili.
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