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Il regista Lynch


Lynch non è mai stato uno sperimentatore linguistico in senso stretto, non ha mai elaborato un apparato teorico-poetico esplicito che si ponesse a matrice del suo cinema, non ha mai preteso che la sua eventuale spiegazione di una sequenza da lui girata fosse costrittiva rispetto ai significati che gli spettatori autonomamente vi attribuiscono (generalmente, anzi, si guarda bene dal dare spiegazioni conclusive dei passaggi testuali più controversi).
L’assenza di una teoria poetica esplicita impedisce facili generalizzazioni.
Ogni film richiede una propria specifica caratterizzazione.
L’apertura alla molteplicità delle interpretazioni possibili mette in questione il ruolo della semiotica come disciplina che tenta di renderle commensurabili sulla base di un modello d’analisi.


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