Idea di Dio e dimostrazioni in Cartesio
Cartesio in un certo senso riconosce maggior validità alle prime, poiché le ultime non hanno alcun riscontro nella realtà, mentre le idee avventizie non possono essere garanti di verità in quanto basate sulla realtà sensibile. Le uniche ad esserlo sono appunto le idee innate:esse possiedono una realtà implicita ad esse stesse; tale è l’idea di Dio. L’uomo infatti non può avere un’idea di perfezione che derivi da una sua costruzione, perché egli è per natura imperfetto. L’idea di perfezione divina deve perciò provenire obbligatoriamente da un Essere perfetto che esiste realmente al di fuori dell’idea che ho di Lui. È questa la prima delle dimostrazioni dell’esistenza di Dio. La seconda è basata sulla consapevolezza del mio essere imperfetto: io non posso essere causa di me stesso poiché non sarei in grado in quanto essere imperfetto di dare a me stesso l’essere. A queste due dimostrazioni si potrebbe obiettare che l’uomo potrebbe costruirsi l’idea di Dio da essere imperfetto pensando a ciò che gli manca e identificandolo con la perfezione; se non fosse che, Cartesio concepisce la perfezione strettamente legata all’esistenza arrivando così alla terza dimostrazione: se un essere perfetto non esistesse non avrebbe la perfezione. Ma l’esistenza di Dio per Cartesio giunge ad avere una valenza gnoseologica: egli è il garante della conoscenza del soggetto. In questo modo l’intelletto è infallibile; sarà la volontà semmai a portare all’errore, ossia l’errore deriva da un assenso che la volontà dà prima che la conoscenza risulti chiara distinta.
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Dettagli appunto:
- Autore: Carlo Cilia
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Storia della filosofia moderna
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