Dalla Repubblica popolare albanese all’economia di mercato
L’8 settembre del ’43 l’Italia è divisa tra Regno e Repubblica di Salò, i tedeschi si propongono come liberatori dell’Albania, sostenuti dal Balli e dai sostenitori di Zog, riuniti nel Partito legaliteti. I tedeschi cercano di penetrare nelle zone occupate dai comunisti, ma sono forzati invece a ritirarsi da Tirana, dove Hoxha costituisce il primo governo provvisorio, riconosciuto da Urss e Usa. Nelle elezioni del ’45 il Fronte democratico (ex Lufta) è partito unico e ottiene il 93% dei voti. Viene varata una costituzione su modello di quella sovietica. In questo periodo i rapporti con la Jugoslavia comunista sono molto stretti, ma quando, nel ’48, avviene la rottura tra Belgrado e Mosca l’Albania si allea con la seconda. Tra Albania e Jugoslavia il problema principale è quello delle minoranze, che viene affrontato da Tito con la concessione di particolari ed estese autonomie. In particolare così Tito prova a placare le forze centrifughe del Kosovo. Anche i rapporti tra Grecia (sostenuta da GB e Usa) e Albania sono assai tesi. Dopo la morte di Stalin Hoxha cede la presidenza del consiglio al suo fedele Shehu e aderisce al patto di Varsavia (’55). Il socialismo di Hoxha è detto “comunismo nazionale”, per via della sua volontà di costruire un regime duro, mirato a creare una nazione unitaria, anche eliminando i vari culti attraverso una politica fortemente ateista. Nel ’56, nonostante il riavvicinamento tra Mosca e Belgrado, Hoxha prosegue la sua campagna anti-titoista, a causa della quale vengono condannati molti dirigenti. Tirana si avvicina sempre più alla Cina di Mao, allora in rotta di collisione con l’Urss. Negli anni ’60 avviene lo scisma tra Tirana e Mosca. Nel XXII congresso del PCUS si condannano le politiche staliniste di Hoxha e Mosca sospende l’erogazione di finanziamenti verso l’Albania. Questi vengono sostituiti da finanziamenti cinesi, che però non bastano a sollevare un’economia in rovina. La caduta di Cruscev non porta a un riavvicinamento, anzi, l’Albania seguirà la Cina anche nella Rivoluzione culturale, costringendo gli studenti a lavorate i campi, vietando le pratiche di culto e uscendo dal patto di Varsavia. Quando però gli accordi di Helsinki sanciscono la fine di un assetto unicamente bipolare e la creazione di un novo sistema internazionale tribolare, la Cina perde interesse per l’Albania. Nel ‘76 Xiao ping subentra dopo la morte di Mao, Tirana disapprova le svolte capitalistiche cinesi e la Cina smette di erogare aiuti economici. Per reazione Hoxha appoggia il Vietnam. Hoxha muore nell’86 dopo avere costretto il paese a un decennio di isolamento e repressione. Fece uccidere chiunque fosse per lui titoista, maoista, o filo-sovietico. Assassinò Shehu. La morte del dittatore coincide con l’ascesa di Gorbacev. Dopo la morte di Hoxha va al potere Alia (tribù dei Gheghi), che porta segnali di apertura ed è particolarmente attento alla questione del Kosovo. Egli promette maggiore libertà politica e permette ai movimenti politici d’opposizione di uscire dalla clandestinità. Nelle prime elezioni, quelle del ’91, i comunisti restano al potere grazie al controllo dei voti nelle campagne, ma nel ’92 Alia è costretto a cedere la presidenza della repubblica a Berisha, leader del partito democratico. Dai primi anni novanta una grande massa di albanesi fuggirono cercando di entrare in Italia, ma spesso costretti a tornare in patria. Questi movimenti avvenivano spesso clandestinamente, alimentando un giro malavitoso di grandi proporzioni. Il problema principale è però l’economia. L’isolamento che Hoxha aveva imposto al paese aveva impedito agli albanesi di partecipare alle innovazioni tecnologiche, di sviluppare una cultura relativa al concetto d’impresa e di lavoro specializzato. Seppure in maniera molto modesta crescono le esportazioni e diminuisce la disoccupazione. Alle elezioni del ’96 Berisha ottiene l’87% dei seggi, ma le polemiche sono tante, e non si può sapere come andarono realmente le cose. Ciò nonostante il governo di Tirana ottiene l’ingresso nel WTO e nel Consiglio d’Europa. Nel ’97 tornano i disordini a causa delle polemiche sulle elezioni e per il fallimento di società finanziarie che promettevano alti redditi ai risparmiatori. Si costituiscono “Comitati di salvezza” nelle varie città, che tentano perfino di assalire il Parlamento. Valona diviene dominio di bande e organizzazioni malavitose, il paese si divide e il governo Meksi proclama lo stato di emergenza che conferisce i pieni poteri al presidente. Tuttavia questo non aiuta, perché i rivoltosi assaltano caserme e liberano i detenuti Alia e Nano dalle carceri. Meksi si dimette ed è il socialista Fino a prendere la Presidenza del Consiglio. Tuttavia il Comitato degli insorti, che riuniva i comitati di salvezza, vuole le dimissioni di Berisha. Le elezioni del giugno ’97 furono migliori: portarono alla Presidenza della Repubblica il socialista Fedjani, mentre Nano torna alla Presidenza del Consiglio. La cosa tragica è che gli anni ’90 hanno visto il ritorno di pratiche tribali quali ribellioni, rivolte armate, sentimenti di appartenenza etnica fuori dal tempo e la centralità delle leggi tradizionali come il kanun. Il partito socialista si è scisso, quando Meta ha fondato un nuovo partito (Movimento socialista per l’integrazione) separandosi da Nano. In questo modo i socialisti hanno perso la maggioranza assoluta. Dal punto di vista economico l’Albania è impegnata nella transizione verso un’economia di mercato, e in questo può contare sulle rimesse dall’estero, e in particolare da Grecia e Italia. L’agricoltura contribuisce sempre meno al PIL mentre lentamente cresce l’industria. Nel 2003 l’Albania ha intavolato formali negoziati con l’Ue sull’Accordo di stabilizzazione e associazione. L’obiettivo centrale è di sviluppare il settore privato facendo emergere l’economia sommersa. Per questo sono essenziali gli investimenti nelle infrastrutture. Solo ora la comunità internazionale pone la sua attenzione sulle vicende albanesi, mentre possiamo dire che nel processo di transizione albanese un ruolo importante e positivo è stato giocato dall’Italia.
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