Morte di Stalin e destalinizzazione della Polonia
Morte di Stalin e destalinizzazione
Il 1 marzo 1953 Stalin muore in un momento di grandi, anche se frenate, tensioni interne all’Urss. Malenkov, Berja e Molotov formarono l’asse su cui si fondò il potere nell’Urss. Tra la carica di presidente del consiglio e quella di segretario del PCUS Malenkov scelse la prima affidando la seconda a Chruscev. Con la denuncia dei crimini di Stalin al XX congresso del PCUS nel 1956 cominciò la destalinizzazione, la quale ebbe inevitabili ripercussioni su tutti gli attori del sistema. Il PZPR reagì alla morte di Stalin stringendo le redini e intensificando il controllo sulla società, ma la dirigenza moscovita premette su quella polacca affinché s adeguasse al nuovo corso sovietico. Nel ’53 Bierut cedette la presidenza del consiglio a Cyrankiewicz. Nel frattempo Gomulka, uscito di prigione, cominciò a spendere il prestigio derivatogli dall’essersi opposto ad alcuni aspetti della politica staliniana. L’allentamento del controllo sulla società che fece seguito alla morte di Beppe provocò in Polonia un improvviso risveglio intellettuale. In politica estera Molotov voleva mantenere strategicamente la posizione di scontro con l’Occidente mentre Chruscev riteneva possibili delle relazioni più serene. Si impose questa seconda linea, che segnò un miglioramento dei rapporti con la Cina e con la Jugoslavia. Si affermò l’autonomia organizzativa interna dei singoli stati e la loro competenza, per la gestazione di forme diverse dello sviluppo socialista. Tuttavia, in risposta al progetto di creazione di una Comunità Europea di Difesa (CED) e all’inclusione della Germania nella NATO (’54) Mosca dovette reagire e lo fece col Patto di Varsavia (1955) alleanza militare tra gli attori del sistema sovietico. Morto Bierut Chruscev scelse il suo successore: Ochab, favorevole alla destalinizzazione. Tuttavia il personaggio più “in voga” era Gomulka, che rispettò le gerarchie e invece di atteggiarsi subito da capopopolo chiese formalmente la sua riabilitazione. La messa in discussione dell’economia di comando portò alle dimissioni del suo artefice, Minc. Accanto alle proteste operaie si fece sempre più forte la richiesta di una maggiore autonomia politica da Mosca. In un clima di esaltazione generale (a cui si unirono anche le proteste studentesche) si aspettava l’avvento del “salvatore” Gomulka, che unto alla segreteria del partito. Gli eventi ungheresi indussero Mosca ad accettare l’avvento di Gomulka, che poteva sedare la situazione senza distanziarsi dal corso sovietico. Al contrario degli ungheresi, i polacchi garantirono ai sovietici il rispetto dell’alleanza e non misero in dubbio l’appartenenza al campo socialista.Continua a leggere:
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