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Niccolò Machiavelli (1469- 1527)

Vita:


1469 nacque a Firenze da una famiglia antica ma di modeste condizioni economiche.
1498 entrò al servizio della Repubblica fiorentina come segretario della seconda cancelleria.
Dal 1506 è cancelliere dei Nove ufficiali dell’ordinanza e della milizia fiorentina.
In questi anni si susseguirono scritti più direttamente provocati da fatti contemporanei in cui Firenze i trovò coinvolta, primo fra tutti la guerra per la riconquista della ribelle Pisa, staccatasi da Firenze nel 1494: Machiavelli considerava i fatti politici e i loro protagonisti e ne scriveva poi alla Signoria di Firenze.
Nel 1512 a Firenze rientrarono i Medici e Machiavelli, importante esponente del regime abbattuto, fu privato dell’ufficio e condannato a un anno di confino nel territorio fiorentino.
Si ritirò in campagna, nel suo modesto podere dell’Albergaccio nei pressi di San Casciano. Lo aspettavano anni di isolamento, di un ozio forzato, che frustrarono la sua intensa vocazione alla politica attiva.
Possiamo seguire l’alternarsi dei suoi stati d’animo leggendo la vivacissima corrispondenza con l’amico Francesco Vettori, ambasciatore di Firenze presso la corte pontificia di Leone X: ampie discussioni politiche si alternano a divertenti, ironici, a volte bizzarri, resoconti di vita quotidiana. Quelli dell’isolamento furono anni fruttuosi per la sua meditazione sui grandi temi della storia, della politica, dello Stato, sulla scorta della sua larga esperienza e dell’appassionata lettura degli scrittori classici. Tra le lettere a Vettori, particolarmente importante è quella del 10 dicembre 1513 perché fornisce la prima notizia della composizione del Principe (citato col titolo De Principatibus).
Al 1519-20 risale la composizione dell’ Arte della guerra, l’unica grande opera politica di Machiavelli stampata quando lui era in vita, dedicata al tema della guerra e della riforma degli ordinamenti militari.
Dal 1521, dopo l’incarico di scrivere le Istorie fiorentine, i Medici lo riammisero alla vita pubblica.
Quando i Medici furono cacciati da Firenze e fu nuovamente proclamata la Repubblica, Machiavelli, sospetto al nuovo governo per il suo servizio mediceo, non ottenne nessun ufficio. Ormai stanco e prostrato da quest’ultima amare delusione morì pochi giorni dopo, il 27 maggio 1527.


Opere:


Il Principe


Datazione: nella seconda metà del 1513 è concepito e composto in pochi mesi. Solo nel 1532, postume, furono pubblicate le prime stampe dell’opera.
Genere: trattato di scienza politica
Struttura: 26 capitoli, a cui va aggiunta la lettera di dedica
Temi: vi si delinea la figura di un principe ideale, la cui azione politica è mossa dal fine superiore della creazione e della conservazione dello Stato. Dal Principe, dedicato a un giovane esponente dei Medici, Lorenzo, Machiavelli si aspettava forse di riguadagnare il favore della potente famiglia. Tuttavia l’accoglienza di Lorenzo e dei Medici fu però deludente, un po’ per la difficoltà di recepire l’estrema novità dell’opera un po’ per l’errore decisivo commesso da Machiavelli nell’idealizzare e proporre all’imitazione l’azione politica di Cesare Borgia, il duca Valentino.

All’ interno del Principe si possono distinguere quattro grandi sezioni:
•    Capitoli I-XI  prendendo in esame i diversi tipi di principato, Machiavelli spiega come si acquistano, come si perdono, come si conservano.
•    Capitoli XII-XIV  trattano dell’ordinamento militare, che Machiavelli considera sempre uno dei fondamenti dell’esistenza politica dello Stato. Al centro della critica sono le milizie mercenarie ma anche quelle ausiliarie.
•    Capitoli XV-XXIII  in questi capitoli si trova l’esame delle qualità che il principe deve possedere per acquistare e mantenere il potere.
•    Capitoli XXIV-XXVI  si presenta in primo piano la situazione politica italiana contemporanea all’autore, fino al culmine dell’esortazione finale a liberare l’Italia dagli stranieri.

Stile: il trattato ha una struttura rigorosa e unitaria ed è scritto in fiorentino in prosa. Lo stile di Machiavelli è nervoso, perentorio, teso alla concretezza, all’evidenza, alla secchezza del giudizio.

Principali concetti trattati all’interno de Il Principe:
•    Autonomia della politica: la politica è per la prima volta considerata in sé, senza essere collegata a istanze metafisiche e religiose o di ordine morale.
•    Stato: importanza fondamentale che assume lo Stato agli occhi di Machiavelli, che egli quasi umanizza identificandolo con la persona del principe e al cui interesse sottopone ogni altra considerazione.
•    Virtù: capacità “tecnica” del principe di agire politicamente, rappresenta il nucleo soggettivo del suo potere, in essa Machiavelli ripone la sua fiducia nella possibilità dell’uomo di intervenire sulla situazione storica, di modificarla a proprio favore
•    Fortuna: il mutamento casuale e incontrollabile degli eventi, una forza che domina almeno metà delle azioni umane, e che la “virtù” può volgere in senso positivo solo se è in grado di cogliere l’“occasione” che a volte è offerta dalla fortuna.


I Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio


Datazione: tra il 1513 e il 1521. Essi furono pubblicati solo dopo la morte dell’autore, nel 1531.
Genere: trattato
Struttura: 3 libri. La struttura dell’opera non è unitaria ma costituita di libere divagazioni e di riflessioni e chiarimenti originati dalla lettura dei primi dieci libri della storia romana Ab urbe condita di Tito Livio.
Temi: il primo libro tratta la politica interna (soprattutto è espresso il concetto della religione come instrumentum regni, ovvero strumento di governo). Nel secondo libro viene discussa la politica estera (guerre e milizie), mentre il terzo, il più vario, si occupa sia degli uomini che hanno fatto grande Roma, sia della trasformazione degli Stati
Si tratta di “divagazioni” tratte dalla lettura di Livio, su cui si inserisce la personalissima riflessione politica dell’autore, pronto a cogliere ogni analogia tra i fatti della storia antica e il presente, e in grado di trasformare la storia antica in una lezione preziosa per l’azione politica contemporanea.
Le basi teoriche di questa opera sono le stesse che stanno alle fondamenta de Il Principe. La differenza sta nel fatto che nel Principe il problema posto è fondare uno stato a partire dalle virtù di un uomo, mentre il secondo si occupa della durata dello stato.


La Mandragola


Datazione: 1518 o 1519
Genere: commedia
Struttura: in cinque atti
Temi: Machiavelli descrive uno scenario di corruzione e rappresenta la vittoria dell’astuzia sulla stupidità: quello che gli interessa capire e ritrarre è il mondo qual è, non quale dovrebbe essere, e in questo mondo sono fondamentali la forza della simulazione e la logica dell’utile.
Trama:
Il giovane Callimaco è innamorato della bella Lucrezia, moglie dell’anziano messer Nicia. Il mezzano Ligurio, che conosce la stoltezza di Nicia, combina allora un beffardo intrigo. Sapendo che il più forte desiderio di Nicia e della moglie è di avere un figlio, Callimaco fingerà di essere medico e consiglierà  a Lucrezia una bevanda miracolosa a base di mandragola che ha però come unica controindicazione il fatto che ucciderà la prima persona ad avere rapporti con Lucrezia: sarà allora proprio Callimaco, fattosi passare per il giovane malcapitato, a godere della donna, che, viste le circostanze, finisce con l’accettare di buon grado il suo amore.
Stile: in prosa fiorentina. Utilizza diversi registri linguistico-stilistici, per meglio caratterizzare i suoi personaggi

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