Hannerz e le evoluzioni della cultura
Hannerz e le evoluzioni della cultura
HANNERZ = sostiene due riferimento importanti che modificano il modo di pensare la cultura :-dimensione sociale
-dimensione della condivisione
la critica dei paradigmi evoluzionisti porta ad un nuovo modo di pensare la cultura, ossia un concetto configurazionale di cultura legato al fatto che l’incontro con altri popoli diventa un incontro ravvicinato e prolungato sulla base del principio dell’osservazione partecipante. Per cui l’antropologia non studia più le precedenti fasi evolutive della cultura di una società, ma alternative a quella società.
Incontro fra nativi e antropologo: la ricerca sul campo è il mezzo e il luogo attraverso cui e in cui si può fare esperienza di cultura per poi descrivere l’esperienza a chi non l’ha vissuta. Lo studio, l’analisi, e la descrizione si dispongono entro un’operazione tesa a ricollocare noi rispetto a loro, per risaldare le integrità, e circoscrivere le persone in universi culturali. Ogni popolo ha la sua cultura, affermano gli antropologi, frutto di peculiari e irripetibili circostanze storiche e geografiche, ambientali e sociali, ciascuna dotata di pari dignità in quanto espressione della capacità e della necessità che l’essere umano ha di rivestire di senso la sua esistenza e le sue esperienze.
È in questo periodo che si afferma in antropologia il concetto di cultura come un insieme integrato e condiviso di modelli di pensiero e di azione trasmesso di generazione in generazione e condivisa da un intero popolo => BOAS. Secondo Boas il compito dell’antropologo è molto simile a quello di un linguista.
L’antropologia afferma il principio della diversità fra eguali per individuare i contesti culturali specifici espressi da ciascuna società.
Ogni cultura è un ambito specifico di significato, come tale né migliore né peggiore di un’altra.
La riflessione antropologica,fedele sin dalla sua nascita al cosiddetto postulato universalista,ha dunque fatto sì che, lentamente, prima l’idea di “cultura” si affermasse contro l’idea di “natura”, poi che l’idea delle culture si affermasse contro l’idea di cultura.
L’universalismo evoluzionista ci dice che le diversità sono contingenti e dice che pur nella differenza anzi nel suo rispetto esiste uguaglianza. Di fronte a questa nuova situazione è inutile penare alla cultura come un tutto localizzato , anzi deve essere vista come una visione elastica, dinamica, fluida.
DURKHEIM non usa il termine cultura ma usa i termini fatti sociali, rappresentazioni collettive e coscienza collettiva e sostiene che i fatti sociali sono oggettivi.
Rapporto tra cultura e struttura sociale = Qual è la sede della cultura?
L’analogia linguistica (pensare una cultura come una lingua) è un’astrazione ricavata dal comportamento porta a ritenere che essa ha sede nella mente delle persone, questa posizione è stata più volte duramente criticata da Geertz il quale ritiene invece che la cultura sia pubblica, sociale. Strass e Quinn affermano: “ è ora di dire che la cultura è sia pubblica che privata, e si trova sia nel mondo che nella mente delle persone.
HANNERZ dice = la cultura ha due tipi di loci le cui interrelazioni portano al processo culturale :
-una serie di forme significanti pubbliche che possono essere viste o ascoltate attraverso i sensi.
-Queste forme esplicite assumono significato solo in quanto le menti umane contengono gli strumenti per interpretarle.
Per cui il flusso culturale consiste nelle esternazioni di significati.
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Dettagli appunto:
- Autore: Selma Aslaoui
- Università: Università degli Studi di Padova
- Facoltà: Scienze della Formazione
- Esame: Antropologia culturale
- Docente: Maria Cristina Citroni
- Titolo del libro: Antropologia in sette parole chiave
- Autore del libro: Vincenzo Matera
- Editore: Sellerio
- Anno pubblicazione: 2006
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