Storia delle colture cellulari
La storia delle colture cellulari è relativamente recente. Nel XIX secolo Schleiden e Schwann ipotizzarono che la cellula fosse un'unità funzionale vivente in grado di vita autonoma; tuttavia, ciò non condusse subito ad effetti pratici nel campo della biologia sperimentale. Nel 1885, Wilhelm Roux condusse a termine con successo i primi esperimenti di espianto mantenendo il cervello di un embrione di pollo in una soluzione salina calda per pochi giorni. Agli inizi del XX secolo ebbero inizio i primi studi riguardanti l'ambiente cellulare; numerosi ricercatori tentarono di isolare cellule dagli organismi e di mantenere in coltura frammenti di tessuto vitali. In questi anni, ad esempio, fu effettuata per la prima volta una coltura in vitro di frammenti di tessuto di rana e fu tentato il mantenimento di tessuto linfatico di crostacei. La scelta di questi sistemi era basata sul fatto che tessuti di animali a sangue freddo non necessitavano di un mantenimento a temperature diverse da quella ambientale. In passo più importante nello sviluppo di queste tecniche si ebbe però nel 1943 quando Earle riuscì ad ottenere le prime linee continue di cellule di mammifero. Successivamente, nel 1907, Harrison utilizzò come terreno di coltura il liquido linfatico, nel 1940 si iniziarono ad aggiungere nel terreno di coltura antibiotici per evitare le contaminazioni, mentre nel 1952, venne mantenuta in coltura la prima linea tumorale di origine umana (cellula HeLa). Inoltre, nel 1965, Ham introdusse al terreno di coltura il siero, la componente non corpuscolare del sangue che contiene macromolecole che garantiscono la vita delle cellule. Quindi, l'uso delle colture cellulari nella ricerca ha il suo effettivo punto di partenza negli anni '50, anche se soltanto negli ultimi decenni esso è divenuto pratica comune, essendo ormai possibile mantenere a lungo le cellule in coltura. Infatti, mentre i terreni di coltura utilizzati un tempo consentivano la sopravvivenza cellulare soltanto per breve tempo, quelli attualmente in uso presentano una ben maggiore complessità nella formulazione e contengono fattori di crescita specifici per diversi tipi cellulari. Oggi è disponibile in commercio una notevole quantità di linee cellulari stabilizzate, derivate da numerose specie diverse, le cui caratteristiche morfologiche, di crescita, genetiche e la sensibilità sono ben conosciuti. Gran parte di queste linee cellulari provengono da mammiferi; tra queste numerose sono quelle di origine umana che comprendono cellule normali e cellule tumorali. Utilizzando queste cellule è possibile studiare moltissimi aspetti della biologia cellulare.
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Dettagli appunto:
- Autore: Domenico Azarnia Tehran
- Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
- Facoltà: Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali
- Corso: Scienze Biologiche
- Esame: Biotecnologie cellulari
- Docente: Tocco
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