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Le disavventure mazziniane

Dopo l'incontro con quello che chiamerà sempre il «credente di Taganrog », nel dicembre 1833 il giovane ufficiale si arruola nella marina militare per la leva obbligatoria del Regno di Sardegna. Nel frattempo Giuseppe Mazzini sta organizzando una manovra di insurrezione a tenaglia, che prevede l'entrata in Savoia di una colonna di fuoriusciti dalla Francia e dalla Svizzera e una contemporanea rivolta a Genova affidata a un gruppo di cospiratori. Tra questi c'è Garibaldi, che pur non essendo ancora formalmente affiliato alla Giovine Italia, cerca di fare proseliti sia a bordo che a terra.
La spedizione verso la Savoia si muove solo il 1° febbraio 1834, in ritardo, fallendo. Ai cospiratori di Genova, che avrebbero dovuto insorgere l'11, Mazzini ordina di muoversi immediatamente. Garibaldi il 4 scende a terra per prendere parte ai moti. Ma nel posto convenuto non trova nessuno: a causa della tentata rivolta in Savoia, vi è un dispiegamento straordinario di polizia e gli altri cospiratori non si sono mossi. Il giovane militare non rientrerà mai sulla nave Conte des Geneys: assentatosi senza licenza, diventa un disertore e sarà considerato uno dei capi dell'insurrezione, tanto che il tribunale militare del Regno di Sardegna lo condannerà alla pena di morte. 
Fuggito a Marsiglia, dal giugno 1834 riprende la navigazione mercantile nel Mediterraneo e nel Mar Nero. Nel settembre 1835, affiliato alla Giovine Europa (fondata da Mazzini nel 1834), si imbarca come nostromo, sotto il falso nome di Giuseppe Pane, sul brigantino francese Nautonnier, direzione Rio de Janeiro. Il mazziniano Luigi Canessa lo ha incaricato di una missione e gli ha affidato lettere di presentazione per gli esuli italiani in Brasile.


Tratto da IL MITO DI GARIBALDI NEL RIO GRANDE DO SUL di Isabella Baricchi
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