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1969: il congresso della UIL


Il congresso di Chianciano della UIL fu condizionato da due eventi: la scissione socialista del luglio precedente e l'autunno caldo di cui si avvertivano i primi segnali.
Il primo evento pesava come fattore partitico per le correnti di riferimento socialista e socialdemocratica: molti  militanti del PSDI (Viglianesi, Benvenuto, ecc.) era no passati nel PSI dopo la scissione e questo aveva spostato gli equilibri di corrente a favore dei socialisti.
Viglianesi si presentò al congresso dimissionario avendo optato dell'attività politica ma indicò nella conversione alla lotta la strada da perseguire per sollecitare le riforme. Egli coglieva, in pratica, le tendenze esterne e gli umori interni del sindacato e ne traeva spunto per virare nel senso della lotta unitaria con le altre Confederazioni. Si trattò di una presa di posizione che suscitò una reazione netta della corrente socialdemocratica che culminò in un vero e proprio tumulto dopo il discorso di Novella, presente per portare il saluto della CGIL.
Per evitare che lo scontro degenerasse si optò per una delega alla regola dello statuto che attribuiva un premio di maggioranza alla corrente più suffragata (che, se applicata, avrebbe dato la maggioranza assoluta ai socialisti): i seggi del comitato centrale furono ripartiti in modo proporzionale ai voti e fu varata una segreteria collegiale e paritetica con Ravenna (socialista), Ravecca (socialdemocratico) e Vanni (repubblicano).

Nel complesso i tre congressi avevano colto ed interpretato gli stimoli della base verso l'autonomia e l'unità e avevano segnato una conversione rivendicativa e conflittuale delle confederazioni.

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