Le relazioni industriali in Italia negli anni '50
Le RI degli anni '50 (decenni in cui si completò l'opera di ricostruzione e si avviò il boom economico) ebbero un tasso di conflittualità tendenzialmente calante. Gli scioperi si verificarono soprattutto nel settore agricolo dove i braccianti riuscirono ad ottenere per la prima volta un contratto nazionale di categoria.
Pochi furono, comunque, i contratti nazionali di categoria e generalmente rinnovati con ritardo (sempre dopo la conclusione della vertenza sul conglobamento).
Gli aumenti salariali più consistenti, dipesero dagli scatti della scala mobile introdotta nel dopoguerra e rinnovata nel '49. Gli accordi del '51 introdussero un meccanismo centralizzato di variazione e la differenziazione per categorie professionali ne attenuò gli effetti egualitaristici. Nel '52 il meccanismo divenne da trimestrale a bimestrale.
Le Confederazioni sindacali sostenevano l'automatismo della scala mobile quale garanzia di adeguamenti salariali difficili da ottenere con la contrattazione collettiva in una situazione di debolezza sindacale. Il meccanismo della scala mobile, inoltre era visto dagli imprenditori come uno strumento per abbassare la conflittualità in azienda.
Una dura sconfitta per il sindacato fu la perdita del controllo sul mercato del lavoro, che da sempre era stato uno dei suoi obiettivi principali, con l' introduzione della legge dell'aprile '49 che affidava agli uffici provinciali del lavoro la disciplina del collocamento.
Per quanto riguarda le CI, dal punto di visto contrattuale il loro ruolo andava riducendosi per la comune tendenza del sindacato degli imprenditori a trasferire fuori dell'azienda la contrattazione sindacale. A questo principio si ispirò l'accordo del marzo ' 51 e quello del maggio '53 (che prevedeva l' elevazione dei dipendenti da 25 a 40 per la formazione delle CI). Ma nonostante tutto, negli anni '50 la funzione ed il ruolo delle CI lievitò a prescindere dal disegno sindacale.
In particolare nel Nord lo sviluppo tecnologico ed organizzativo della produzione (taylorismo, catena di montaggio) diede alla CI funzioni di contrattazione integrativa e migliorativa degli accordi di categoria al di la dei limiti posti in tal senso dall'accordo del '53 che escludeva le CI da tali poteri.
Le CI intervenivano spesso in materia di maggiorazione del cottimo, di premi di produzione, di orario di lavoro: si era sviluppata una contrattazione aziendale che dava alle CI funzioni sindacali.
Fin da allora era evidente un crescente monopolio delle candidature da parte iscritti al sindacato nonostante le CI fossero elette dai tutti i lavoratori. Si assistette, pertanto, ad un processo di sindacalizzazione aziendale delle RI che spiega l'atteggiamento revisioni sta della CGIL (dopo la sconfitta nelle CI del '55) ed il sostegno alle CI da parte della UIL.
Dai lavori di una commissione d'inchiesta inchieste, emerse che la contrattazione collettiva aveva un'estensione limitata e un'efficacia incerta; i minimi salariali non erano rispettati ed era in atto un' azione diffusa di pressione individuale sul lavoratore con incentivi, premi ecc. Si era in presenza di una situazione caotica e diversificata da settore a settore ma anche da area a area, che evidenzio la necessità di intervenire con uno strumento legislativo di razionalizzazione. Da ciò nacque la legge del socialdemocratico E. Vigorelli che, approvata nel luglio '59, estese erga omnes la validità dei contratti collettivi e introdusse i minimi salariali.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Cristina De Lillo
[Visita la sua tesi: "Il rapporto fra tecnica e potere: un problema attuale nella riflessione della filosofia politica"]
- Università: Università degli Studi di Bari
- Facoltà: Scienze Politiche
- Esame: Storia del movimento sindacale
- Titolo del libro: Sindacati e imprenditori. Le relazioni integrali in Italia dalla caduta del fascismo alla concertazione
- Autore del libro: S. Rogari
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