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I Consigli di Gestione


I Consigli di Gestione (CG) furono un istituto caratteristico del movimento sindacale del dopoguerra.
Essi erano il derivato dei CLN aziendali che si erano trasformati nelle funzioni.
Nelle fabbriche la forza comunista era dominante e talune forze politiche componenti tradizionali dei CLN come PLI e P.d'A. erano quasi inesistenti. Quindi, la composizione politica dei CG rispecchiava la composizione del sindacato unitario. Essi esercitarono funzioni sostitutive di una proprietà e di una dirigenza aziendale che era stata allontanata dopo la fine della guerra per le compromissioni col passato regime. Tramite i CG le maestranze operavano per l'azione di difesa dell'azienda e la conservazione del posto di lavoro contro le richieste del padronato di riduzione del personale che accompagnavano la ricostruzione postbellica.
Gli alleati guardavano con sospetto i CG e sostenevano la normalizzazione mediante il ritorno al management nelle aziende.
Le tre diverse culture confluite nel sindacato unitario avevano progetti diversi per i CG.
Il PCI aspirava alla loro sopravvivenza come strumento di controllo politico nelle aziende, evitando tuttavia che i CG assumessero responsabilità di cogestione perché ciò avrebbe contraddetto l'approccio classista nei rapporti col padronato.
I socialisti vedevano nel CG una "cellula vivente della nuova democrazia" (Nenni). Un progetto politico ardito di stabilizzazione istituzionale dei CG fu quello del Ministro dell'industria, il socialista R. Morandi che attribuiva ai CG la funzione di controllo operaio nelle aziende e un ruolo centrale nella ricostruzione economica in condizioni di parità con le rappresentanze padronali.
Il progetto Morandi si scontrò sia con gli industriali che intendevano riacquistare il pieno controllo della gestione delle aziende, sia con il PCI che, avendo scartato la via della ricostruzione seguendo il modello di pianificazione sovietica, riteneva non praticabile il progetto Morandi.
Anche la posizione democristiana era contraria al progetto Morandi perché in esso si ipotizzava una nascosta possibilità di socializzazione dei mezzi di produzione.
Il sindacato cattolico sosteneva la collaborazione di classe in un'ottica solidaristica nella quale il conflitto sociale non era considerato come qualcosa di fisiologico al progresso e connaturato con una società industriale.
l CG sopravvissero alla normalizzazione del dopoguerra ma dopo la svolta politica del '47, lo sblocco dei licenziamenti e la durezza delle RI, imboccarono la via del rapido declino.
Nel novembre '47, De Gasperi convocò una commissione (9 membri imprenditori, 9 CGIL, 5 esperti) per la definizione dei termini della collaborazione dei lavoratori nella gestione delle aziende. Tuttavia la CGIL rifiutò in quanto indisposta ad accettare il principio di pariteticità nella
composizione della commissione. Questo blocco definitivamente ogni ipotesi di cogestione ed il rinvio sine die dell'applicazione dell'art.46 della Costituzione.


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