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Il nazionalismo e l'imperialismo alla Prima Guerra Mondiale – René Girault


In questo quadro l’Europa è spezzettata, divisa in nazioni distante. Poiché le ultime nazionalità europee ancora sottomesse a una tutela di tipo coloniale nell’Impero ottomano giungono a liberarsi con l’aiuto dei giovani Stati, non si potrebbe parlare del completamento della decolonizzazione in Europa? Ma per questi nuovi venuti l’ingresso nella clientela di un paese economicamente più potente è cosa comune. Ma chi tra i potenti? Quelli che, per prossimità geografica o per fraternità etnica sembrano imporsi, l’Austria-Ungheria e la Russia non dispongono di un potere economico e finanziario sufficiente. Allora due superpotenze sono in grado di supplire degli alleati insufficienti: la Germania e la Francia con i loro mezzi industriali (la prima) e finanziari (la seconda). Ben presto, dopo una serie di accordi franco-tedeschi, gli antagonismi si sostituirono alle intese.

Quando la Germania, malridotta in materia di colonie, fu spinta dai bisogni e dai risultati della sua espansione a dominare l’economia europea portò avanti l’idea di una mitteleuropea sotto egemonia tedesca era impensabile per le due potenze occidentali. Cercando di imporre negoziati alla prima attraverso la sua flotta militare ben sviluppatasi, e cercando di sfruttare le difficoltà tra la Francia e l’alleato russo, la Germania spinse le due rivali a mettersi d’accordo, fino a creare un blocco contro la minaccia tedesca.

Lo Stato-nazione e il suo riflesso ideologico, il nazionalismo, sono in effetti singolarmente vivi all’inizio del secolo XX. Nei vecchi paesi tutto si organizza intorno alla nazione e il loro peso in tutto il periodo 1870-1914 è decisamente forte. I sostenitori di un certo internazionalismo o quello degli ideali pacifisti sono minoranze in anticipo sul loro tempo. Nel luglio 1914, ovunque in Europa, essi saranno perfettamente impotenti a fermare la minaccia di guerra, perché lo Stato-nazione è sempre una realtà e l’Internazionale degli operai, degli uomini o del capitale è ancora un mito.

Tratto da STORIA DEL MONDO CONTEMPORANEO di Domenico Valenza
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