Skip to content

La Francia della Terza Repubblica – Paul M. Boujou, Henri Dubois


Con una maggioranza risicata alle elezioni di ottobre 1877, i repubblicani dipendono più che mai dai deputati del centro-sinistra. Dopo la sottomissione del presidente della repubblica Mac-Mahon, un nuovo governo Dufaure riunisce anche le nouvelles couches. Malgrado il gran numero di governi, ritroviamo sempre gli stessi uomini, Say alle Finanze, Freycinet ai Lavori pubblici.

La fine della crisi del 16 maggio deve segnare l’inizio di un nuovo periodo di prosperità, proclamava il primo governo repubblicano, che prometteva la ripresa degli affari. Una ripresa peraltro difficile e impedita dalle fluttuazioni mondiali delle monete. Inoltre, la concorrenza dei paesi nuovi, Stati Uniti e Australia, viene a turbare il mercato del grano e rovina la vigna: le basi tradizionali dell’agricoltura se ne trovano sconvolte. Il liberalismo economico era al potere con Leon Say, un liberalismo a senso unico che non manca di ricorrere allo Stato quando può aiutare l’impresa.

Sin dal suo arrivo al governo nel 1877, Freycinet pensa di stimolare l’economia attraverso ordini massicci di lavori. Si tratta di completare la rete ferroviaria, con un vasto programma non privo di utilità, con l’agricoltura che necessitava di trasporti rapidi e più massicci. Ma le ferrovie diedero luogo a speculazioni molto estranee all’interesse comune: le linee elettorali, di cui diversi deputati vollero dotare il proprio circondario. La maggioranza disapprovava una gestione pubblica contraria al liberalismo regnante; ma, quando si propose il riscatto alle compagnie private che gestivano le grandi reti, queste fecero presenti le grandi spese di gestione e la scarsa remuneratività. Ferry, nel suo secondo governo, regolò la questione: le linee ancora da costruire sarebbero state finanziate congiuntamente dalle compagnie e dallo Stato.

Di queste operazioni politico-finanziarie, la destra fece le spese. Sostenuta dall’influenza dei proprietari fondiari, essa subisce le ripercussioni della crisi agricola: non solo il grano e la vigna a essere colpiti. Diminuendo il reddito della terra, i grandi proprietari fondiari dispongono di minori svaghi e di meno denaro. Un certo numero di essi tenta di compensare queste perdite interessandosi agli affari industriali. I capitali disponibili della destra si raggrupparono  attorno ad una banca cattolica, l’Union Générale capace, si pensava, di poter controbilanciare la banca protestante ed ebraica legata ai repubblicani. In un mese essa fallì. Gran parte del mondo conservatore si trova rovinata; le finanze centriste trionfano: Jules Ferry, di nuovo al potere darà loro, con la sua politica coloniale, ampie soddisfazioni.

La creazione di un vasto impero appare come l’opera più stupefacente della Terza Repubblica. Realizzata malgrado un Parlamento dalle vedute ristrette, malgrado un’opinione di sinistra poco desiderosa di accrescere il ruolo dell’esercito, malgrado l’opinione di destra persuasa che la rivincita è compito più urgente. Ispirandosi alle idee degli imperialisti inglesi, Ferry creerà in Francia la dottrina classica dell’espansione coloniale nata dai bisogni economici, dalle necessità militari di equilibrio e dal dovere morale di diffondere la civiltà, senza troppo curarsi dei mezzi usati. L’uscita di Mac-Mahon segnò la definitiva consacrazione della vittoria politica dei repubblicani, che man mano assunsero un’immagine politicamente liberale.


Tratto da STORIA DEL MONDO CONTEMPORANEO di Domenico Valenza
Valuta questi appunti:

Continua a leggere:

Dettagli appunto:

Altri appunti correlati:

Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:

Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.